Dopo quel saluto, tutto cambia nella loro vita: nulla sarà come prima
di Giovanna Vannini
Sabrina avrebbe ripreso
la corriera, Ermanno un altro treno alla prossima stazione. Tra loro in poi
lettere: di speranze, di racconti frammentati, di notizie da nulla, perché
quelle importanti non si scrivono.
Sabrina avrebbe messo via quell’abito appena
uscito dalle mani di sua madre, per indossarlo ancora al ritorno di Ermanno.
Ignorava ora, che non ci sarebbe rientrata.
Ermanno avrebbe messo muscoli sulle braccia,
indurito la pelle delle mani, colorato il volto di sole, ma non da vacanza.
Quando i palmi di lui lasciarono
quell’esile appiglio, il capo stazione aveva già dato fiato al fischietto, il
treno sbuffato, i fazzoletti un addio.
Sabrina senti le lacrime salire ma le
trattenne. Un conato di vomito stava avendo la meglio.
Ermanno sistemò la valigia sulla
rastrelliera, si accese una Nazionale, si perse nel provare a far suo quel
futuro ignoto.
Il tramonto, comunque, avvenne.
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