Il 18 maggio 1939
nasceva Giovanni Falcone
di Marina Zinzani
Fiumi
d’inchiostro si sono usati per Giovanni Falcone, e migliaia di parole hanno girato,
girato, ora per esprimere il dolore, ora per urlare la rabbia, e tante parole
poi si sono taciute, in un senso di rassegnazione: è così, le cose stanno così,
non c’è niente da fare.
La
figura dell’eroe riporta ai libri di storia, ricordi fra i banchi di scuola,
qualche professore che animava noiose giornate accendendo un bagliore: quel
bagliore su cui stanno i grandi, i giusti, i coraggiosi, quelli che si muovono
quando gli altri hanno paura, quelli che danno speranza e hanno forza, la forza
di chi non ce l’ha.
Gli
eroi hanno un destino triste: il diverso ha una vita difficile. E l’eroe è quello
che non si omologa, non si nasconde, crede. E in questo suo credere si sviluppa
tutto il senso della sua vita, e i pensieri, le azioni diventano mezzi perché
ciò in cui si crede diventi realtà.
Se
Giovanni Falcone oggi fosse vivo. Non vengono le parole, per esprimere quello
che penserebbe, per definire il cammino che avrebbe compiuto. Si può immaginare
una cosa, probabilmente la più reale: sarebbe stato solo, nel palazzo, fra i
potenti, come lo era in vita.
Sarebbe
stato idealmente in compagnia di sconosciuti, chiusi nelle loro case, gli
ultimi e quelli che non appaiono gli ultimi, ma lo sono in qualche modo,
maggioranza silenziosa. A lui avrebbero guardato questi, che hanno rabbia e
voglia di rinascita dentro.
Non
abbiamo fatto in tempo a vedere la sua vecchiaia. Gli eroi non diventano
vecchi, sono cari agli dei. Questo l’abbiamo imparato sui libri di storia, e in
tanti tanti anni di vita vissuta.
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