(ap) Il selfie
avrebbe contagiato personaggi austeri come il mahatma Gandhi? Forse.
Magari
pure lui ne sarebbe rimasto impressionato al punto da cedere alla vanità
dell’autoritratto digitale.
Non solo gioco individuale, anche messaggio
pubblico. Per diffondere
i suoi insegnamenti con mezzi più efficaci.
L’illusione
di un gesto impossibile è stata coltivata da un giovane studente inglese, Pixel
Fairy, che si è divertito ad immaginare molti illustri personaggi del passato
alle prese con smartphone, tablet e fotocamere.
Un sapiente montaggio, un
trucco tecnologico, per avvicinare il passato al presente, per rendere
credibile il selfie dell’ascetico Gandhi, o della sensuale Marilyn, o del
visionario Einstein. Con effetti sorprendenti.
Se lo avesse immaginato, ci sarebbe rimasto certamente male Robert Cornelius, il pioniere della fotografia americana, che nel 1839 realizzò il primo esemplare di autoritratto.
I tempi di esposizione erano così lunghi che egli ebbe tutta la possibilità di scoprire le lenti della macchina fotografica, posizionarsi con calma davanti ad essa e attendere lo scatto, prima di tornare a chiudere il suo apparecchio. Il primo selfie. A modo suo. Senza smartphone.
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