Lionel Messi, un campione smarrito
di Marina Zinzani
“Mai provare pena per un uomo che possiede un
aereo.” E’ la frase di un film, “L’urlo dell’odio”, con Anthony Hopkins e Alec
Baldwin.
Lionel
Messi non possiederà un aereo, però potrebbe comprarselo. E’ molto ricco,
questo sì. Eppure tanti, nel momento in cui si cantava l’inno nazionale nella
partita contro la Croazia, hanno notato qualcosa di particolare. E col senno di
poi hanno provato quasi pena.
Il
suo gesto ha fatto il giro del mondo: non appariva partecipe all’inno argentino
come lo erano gli altri. Si toccava la fronte. Intensamente. Alla luce di come
è andata la partita, qualcuno ipotizza fosse mal di testa, malessere, stress o
presentimento, chissà.
Il
web se lo chiede, i giornalisti se lo chiedono. Quella mano sulla fronte, col
senno di poi, faceva intuire che
qualcosa non andasse bene, forse la forma fisica, forse altro, di fatto non ha
giocato nel migliore dei modi.
E’
la pressione dei numeri uno, che altro non possono fare se i numeri uno, ed
essere un po’ sotto significa per gli altri che si sta cadendo in basso,
rovinosamente, e tutti a chiedersi perché, per come, di chi è la colpa, si
fanno processi.
Ecco
che il denaro non conta. Si può provare pena anche per un uomo che possiede, o
che potrebbe possedere, un aereo. Le inquietudini di un essere umano non
c’entrano con il conto in banca, provare empatia ci rende persone migliori.
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