Cucinare e saperlo raccontare: le mille facce del cibo, nelle parole di
Anthony Bourdain
di
Marina Zinzani
Dietro
ad un piatto c’è una storia, spesso antica. Ci sono generazioni che si sono
messe a tavola davanti a quel cibo, ricetta speciale, elaborata anche se
apparentemente semplice, c’è un senso di appartenenza ad un popolo, anche ad
una famiglia. Le polpette della nonna, ad esempio.
Dietro
ad un piatto c’è un piacere della vita. C’è la mano di chi lo fa, di chi
sceglie gli ingredienti, di chi va in un mercato e compra i prodotti migliori
per farlo, perché ha ospiti, perché vuole fare bella figura, o semplicemente
perché quel piatto richiede elementi di buona qualità.
Dietro
ad un piatto c’è una storia, di gioia, quella del palato, della persona che lo
gusta, spesso in compagnia, pagando un conto che può essere alto, o forse no,
ma si immagina una casa, della gente, o una trattoria, sapori caserecci di una
volta, quando si era poveri, piatti riproposti che piacciono ancora tanto,
costano anche.
Oppure si immagina un ristorante raffinato, di quelli che
presentano poco cibo in piatti grandi, di quelli in cui il cameriere è
ineccepibile, incute quasi timore, è tutto perfetto. Anche se questo accade
veramente poco, in genere si frequentano posti un po’ più alla mano.
Dietro
ad un piatto c’è il sudore, cucine bollenti, nervosismo, tensione, molte ore di
lavoro, sfruttamento, camminare, camminare, camminare, il cameriere corre, il
cuoco è intrattabile, è fatica.
Dietro
ad un piatto c’è la solitudine di un uomo che mangia da solo, il padrone del
locale che riceve gente che si diverte, che apprezza i piatti del suo cuoco, coppie
di innamorati che ordinano del buon vino e dell’ottimo pesce, che festeggiano
un anniversario. E lui, il padrone del locale, non ha potuto festeggiarlo, è
tutto finito prima, molto tempo prima.
Dietro
ad un piatto c’è la vita, il piacere di annusare i pomodori, le foglie del
basilico, i colori che appaiono e diventano magia, e la magia diventa senso, il
senso di esistere.
Dietro
ad un piatto c’è tutto un mondo, ed Antony Bourdain ce l’ha raccontato. Un po’,
ce l’ha raccontato. Ovunque lui andasse, ci ha portato con sé, e ci siamo
innamorati delle sue storie, degli aneddoti, l’amico con cui stai bene e
viaggi. Dai nostri divani di casa abbiamo potuto girare il mondo, bere e
mangiare, conoscere gente. Ci mancherà.
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