Paradosso, non solo dilemma:
prima l’anima o il corpo? Il rapporto tra l’umano e il materiale
di
Bianca Mannu
Sei il prodotto di una razionalità
divina, dunque nasci come anima che governa il corpo, oppure è il tuo corpo,
mediante i meccanismi della sensorialità e le esperienze, a rendere possibile
in te un’immagine di mondo animato? La mente, il linguaggio umano, organizzano
il mondo e lo governano, in alternativa ha ragione il materialista quando
rileva il contenuto mitologico di una simile pretesa. Se pronunci il nome d’una cosa, la cosa
stessa passa per la tua bocca. Il materialista immagina la compenetrazione
dell’umano col naturale. Ma se i linguaggi retroagiscono sugli accadimenti,
dandone una spiegazione, non si può più concepire l’unilateralità del rapporto
anima-corpo (nota dell’autore).
Un
fiato.
Neanche
Solo
un’emissione
che
forse
strido
ma
meglio trillo
esile
a
schizzare fresco sulla verticale
come
inno iniziale
per
esistere
e
annunziarsi
col primato spirituale
di
pneuma sopra l’ente
che
si spalma carneo
sul
pavimento lunatico
del
frenulo
dove
essa/lei -la lingua -
biascicando
impara numinosi idiomi
mentre
convoglia
viscerali
minacce fuori dalla bocca
e
degli sfinteri intorno
la
radicalità feroce.
Appena
un dittongo
già
appella intero un codice
che
risuona in Olimpo e in Antiaverno
e
comanda per fili
di
folgori e di nembi
un
tendersi
un
modularsi di labbra
che
-
forte
su denti e su lingua
con
tenui lambimenti -
impatti
perché
il mondo entri
bagnato
di saliva
per
la bocca
e
s’affacci dai fessi sensoriali
per
vedersi ritratto nella mente umana
in
guisa d’anima
È
cominciato così
l’immane
veritiero inganno
per
cui - trafficando ciascuno
nel
chiuso poroso della mente -
giura
e spergiura di maneggiare il fuori
e
articolando voci e torpidi grafemi
il
volano di tutto il marchingegno aziona
Crede
Dice
lui che proprio così funziona
Mente!
E però così ragiona
che
se dici “carro” tutto intero il carro
passa
per tua bocca
Celiando
un poco
fa
balenare -condizionato - il vero
E
in tale curioso rimpiattino
s’arrabattano
a vivere i bipedi animali
prendendo
come lucciole
le
più cieche lanterne
per
campare la sorte
sapendo
già della condanna
a
morte
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