Settembre 1945. Un po’ di giustizia a questo mondo
di Laura Maria Di Forti
Anna guardò il Parroco con un’aria sconsolata in volto, gli occhi ancora gonfi di pianto. Aveva quarant’anni portati male, malissimo anzi, perché ne dimostrava sessanta e se ne sentiva cento. Aveva sempre faticato, d’altronde, senza risparmiarsi mai.
Col marito Angelo aveva perfino costruito con le proprie mani una piccola casa appena fuori Cortona con un giardino minuscolo dove aveva piantato patate e insalata. E aveva fatto bene perché con quella dannata guerra le patate le avevano fatto proprio comodo!
Il marito era andato al fronte, c’era andato di controvoglia dicendo che quella guerra era ingiusta, inutile e assurda. Lei era rimasta in paese col figlio di quindici anni, un lavoro di cuoca nell’osteria di Biagio e la sensazione che il mondo stesse crollando a pezzi.
Poi erano venuti loro due, i partigiani. Avevano il fucile in spalla, alcune ferite superficiali e l’aria di chi è braccato. Le avevano chiesto piangendo un rifugio in cui nascondersi dai tedeschi che, altrimenti, li avrebbero uccisi come traditori di una patria che nemmeno c’era più perché i padroni ora erano loro, i crucchi, arroganti e sempre più cattivi.
Anna aveva chiesto perché proprio a casa sua, da lei, lei che era sola e aveva tanta paura. Le avevano risposto che la casa era fuori mano e, in caso di pericolo, avrebbero più facilmente raggiunto i campi e le montagne. Anna li aveva nascosti in un bugigattolo buio a cui si accedeva tramite una botola nel pavimento della cucina, nascosta alla vista da una grossa madia di legno. Lo aveva fatto per Angelo che era in guerra e sperava che, aiutando quei due ragazzi, il marito sarebbe tornato vivo a casa.
E invece Angelo era morto dopo essere stato deportato dai tedeschi lontano, chissà dove. Quando il parroco era venuto a dirle che Angelo era caduto con una scoppiettata al petto in un paese tedesco con un nome tanto difficile da pronunciare e da ricordare, Angela era svenuta dal dolore.
I due giovani partigiani, invece, ora sarebbero tornati sani e salvi dalle loro famiglie, dalle loro madri. Anna pensò che non c’è giustizia al mondo, ma Don Alfredo Pirovano le disse che le buone azioni, prima o poi, ritornano.
Col marito Angelo aveva perfino costruito con le proprie mani una piccola casa appena fuori Cortona con un giardino minuscolo dove aveva piantato patate e insalata. E aveva fatto bene perché con quella dannata guerra le patate le avevano fatto proprio comodo!
Il marito era andato al fronte, c’era andato di controvoglia dicendo che quella guerra era ingiusta, inutile e assurda. Lei era rimasta in paese col figlio di quindici anni, un lavoro di cuoca nell’osteria di Biagio e la sensazione che il mondo stesse crollando a pezzi.
Poi erano venuti loro due, i partigiani. Avevano il fucile in spalla, alcune ferite superficiali e l’aria di chi è braccato. Le avevano chiesto piangendo un rifugio in cui nascondersi dai tedeschi che, altrimenti, li avrebbero uccisi come traditori di una patria che nemmeno c’era più perché i padroni ora erano loro, i crucchi, arroganti e sempre più cattivi.
Anna aveva chiesto perché proprio a casa sua, da lei, lei che era sola e aveva tanta paura. Le avevano risposto che la casa era fuori mano e, in caso di pericolo, avrebbero più facilmente raggiunto i campi e le montagne. Anna li aveva nascosti in un bugigattolo buio a cui si accedeva tramite una botola nel pavimento della cucina, nascosta alla vista da una grossa madia di legno. Lo aveva fatto per Angelo che era in guerra e sperava che, aiutando quei due ragazzi, il marito sarebbe tornato vivo a casa.
E invece Angelo era morto dopo essere stato deportato dai tedeschi lontano, chissà dove. Quando il parroco era venuto a dirle che Angelo era caduto con una scoppiettata al petto in un paese tedesco con un nome tanto difficile da pronunciare e da ricordare, Angela era svenuta dal dolore.
I due giovani partigiani, invece, ora sarebbero tornati sani e salvi dalle loro famiglie, dalle loro madri. Anna pensò che non c’è giustizia al mondo, ma Don Alfredo Pirovano le disse che le buone azioni, prima o poi, ritornano.
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