Il nuovo anno: l’incantesimo del vecchio che si conclude e del nuovo che nasce. Come ci coglie?
di Giovanna
Vannini
C’è tristezza nell’anno che ci lascia, aspettativa
nell’anno che si affaccia. Due stati d’animo che in me si mescolano, danno vita
a un magone, mi mettono un desiderio di sonno che vorrei mi conducesse almeno
fino al tramonto del primo gennaio.
E' dal tempo dell’infanzia che questo sentire a scadenza annuale si manifesta, e immagini precise mi rimandano a molti capodanni così trascorsi.
E' dal tempo dell’infanzia che questo sentire a scadenza annuale si manifesta, e immagini precise mi rimandano a molti capodanni così trascorsi.
Avrei voluto, vorrei, fare qualcosa di speciale,
spazzare l’incantesimo del vecchio e del nuovo che si coalizzano in peso. Nel
nulla va ogni fine a finire, mi rintano, aspetto l’ora fatidica, come un
qualcosa che per forza deve passare, il vecchio mi addormenta, il nuovo mi
trova medesima.
Ho bisogno che le giornate tornino lunghe, che la luce sia
padrona, che un poco di ottimismo mi sfiori.
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