di Paolo Brondi
L’accelerazione del processo storico è diventata nei nostri
anni non facilmente dominabile e anzi fonte di disagio, d’incertezze, di
contrasti. Tremende contraddizioni vanificano le cattive maschere della morale,
della religione, della politica, della tecnocrazia. Le tragiche imperfezioni
della nostra epoca sottraggono alla nostra memoria pure la gioia della
meraviglia.
Quello stupore antico che si provava di fronte ai segreti del mondo, quando l’occhio e la mente pura si spingevano oltre il muro della caverna, verso una verità che la scienza, senza la finezza della saggezza, disperde in una fredda pluralità di eventi.
Quello stupore antico che si provava di fronte ai segreti del mondo, quando l’occhio e la mente pura si spingevano oltre il muro della caverna, verso una verità che la scienza, senza la finezza della saggezza, disperde in una fredda pluralità di eventi.
Eppure smascherare le varie contraddizioni per riguadagnare
stupore e felicità, comporta, in ogni caso, di fare i conti con le stesse
imperfezioni del nostro tempo e chi ci può garantire di non smarrirci o
invischiarci in esse? E’ vero, il rischio è grande, ma occorre ricordare che la
strada preminente è quella della scienza, o della ragione, il cui linguaggio e
la cui logica sono comunque più vicine
al gioco che alla necessità. E’ una dottrina di salute rivolta agli spiriti liberi
e capaci di superare il pessimismo dei rinunciatari, dei falliti, dei vinti. Ed
è lezione che oggi vale anche per tanti giovani che durano più fatica, in un
tempo divorato dalle varie ossessioni della modernità e che hanno quindi
bisogno di essere più spirituali, più coraggiosi, in una parola di essere la
coscienza critica dell’anima moderna.
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