Passa ai contenuti principali

Meno è meglio

Ragionare per sottrazione. Non solo privazione e perdita, ma ricerca delle radici, e della profondità delle cose. Un modo di coltivare l’essenziale

di Mariagrazia Passamano *

Tutto nasce dalla lettura di un libro appassionato, impegnato e rivoluzionario Geografia commossa dell’Italia interna del poeta e scrittore Franco Arminio. In particolare, il seguente passaggio: “Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, significa rallentare più che accelerare, significa dare valore, al buio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza”.
La cultura capitalistica ci ha traghettati tutti verso la bulimia dell’addizione sistematica. Io sono se ho e sono molte cose se ho molte cose. Al di là dell’identificazione tra essere e avere, tra possedere ed essere ciò su cui vorrei soffermarmi è il tipo di meccanismo mentale del quale siamo schiavi e che è alla base della nostra storia recente.
È riscontrabile un marcato sovraffollamento delle idee, dei concetti, di oggetti materiali, di elementi ammassati nella nostra mente. Il dato inquietante è che a tale sovrabbondanza caotica corrisponda in maniera inversamente proporzionale uno svuotamento intellettuale e spirituale.
In questo contesto di atrofizzata ingordigia, di “crudele miseria di coloro che vivono non cercando altro che il piacere” (De profundis, Oscar Wilde) l’arte del sottrarre diviene ricerca del particolare, purificazione, sinonimo di analisi, di ritorno al desiderio e al culto della circostanza, di accentuazione del singolo elemento, che a seguito della separazione “assurge a divino”.
Ma cosa significa sottrarre?
Non meramente privare o togliere, ma trahere sub ovvero trarre di sotto, trascinare in basso. Il sottrarre implica un’actio ulteriore rispetto al mero privare. Chi sottrae, toglie e trascina altrove, ovvero conduce l’elemento dissociato ad una nuova identità, verso un nuovo significato. Un significato non superficiale perché è un sub trahere e cioè un trascinare sotto, più vicino al fondo, alla radice, alla profondità.
Ragionare per sottrazione richiama per certi versi il concetto aristotelico di deduzione (che coincide con la definizione di sillogismo).
Oggi la premessa maggiore è un accumulo di concetti e di elementi, e premessa minore diviene un’unità di tale sostanza ammassata e la conclusione il tentativo di ordinare il generale attraverso il particolare.
L’esercizio mentale del sottrarre può divenire arte in quanto tentativo di ordinare il generale attraverso il particolare, ovvero come sforzo finalizzato alla ricerca dell’elemento singolo, dell’irripetibilità del consumabile e dell’attenzione verso l’insostituibilità. È un processo di estrapolazione mentale. Significa non ammucchiare ma raccogliere con cura.
L’arte del sottrarre è sinonimo di asciugare, di tensione all’essenziale ed è studio della complessità. Consente di ritornare all’archè, alla radice delle cose e, a differenza della filosofia zen, ad essere eliminato non è il superfluo, bensì il singolo elemento che a seguito della separazione si eleva a frammento essenziale.
Scriveva Arthur Schopenhauer: “La vita d’ogni singolo, se la si guarda nel suo complesso, rilevandone solo i tratti significanti, è sempre invero una tragedia; ma, esaminata nei particolari, ha il carattere della commedia. Perché l’agitazione e il tormento della giornata, l’incessante ironia dell’attimo, il volere e il temere della settimana, gli accidenti sgradevoli d’ogni ora, per virtù del caso ognora intento a brutti tiri, sono vere scene da commedia”.
Oggi è questo di cui abbiamo bisogno: della tragedia che esaminata nei suoi dettagli diventa commedia. Della pausa, del silenzio per vagliare e sentire l’elemento unico, la singola e dissociata parte del tutto.
Togliere qualche minuto all’ossessione dell’efficienza significa concedere più anima alle proprie azioni, ai propri passi. Significa guardarsi intorno e non viaggiare come un treno ad alta velocità all’interno del quale il paesaggio ci appare come una lunga striscia senza intervalli di colore.
Bisogna imparare a recuperare la bellezza in quest’atto di salvezza degli elementi. Rendere eterno l’amore dei morti, sottraendolo all’incuria del tempo. Conservare i seni naturali, sottraendoli alla furia devastatrice dell’ ingordo demone dell’apparenza, affinché al tatto siano ancora in grado di trasmettere calore umano. Riconsegnare ogni singola azione alla semplicità ovvero “alla forma della verità”.
Siamo tutti pezzi di infinito dopotutto, sottratti e separati dal complesso ed è attraverso la nostra unicità che impariamo ad essere parte essenziale dell’universo.
Per poter davvero aggiungere bisogna imparare a sottrarre ovvero a trasferire all’essenzialità gli elementi parte del tutto. È in questa messa in pericolo delle cose che scopriamo il valore del recuperare. È nella mancanza che scopriamo l’essenzialità della presenza. Va reinventato il concetto di analisi inteso come scomposizione di un’unità di elementi costitutivi e di riappropriazione di singoli dettagli inconsci ed inesplorati.

* Scrive sul blog Invent(r)arsi:
https://mariagraziapassamano.wordpress.com

Commenti

  1. Quando tu non hai niente, allora tu hai tutto.
    (Madre Teresa di Calcutta)

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Il braccio della morte e l'amore tossico: storie parallele di redenzione

(Introduzione a Daniela Barone). La pena capitale interroga la morale di ogni società, ponendo domande cruciali sulla sacralità della vita e sul valore della riabilitazione. Ma cosa succede quando il "braccio della morte" si manifesta anche fuori dalle sbarre, negli affetti tossici e nel controllo psicologico? Questa è la storia intensa dell'epistolario tra Daniela Barone e Richie Rossi, un carcerato americano in attesa della sentenza capitale, che intreccia la riflessione sulla pena di morte con una personale battaglia per la libertà. Un racconto toccante sulla dignità, la speranza e la redenzione. Segue:  a.p.  COMMENTO. 1. Rifiuto etico e sacralità della vita (Daniela Barone - TESTIMONIANZA) ▪️ Non so se fu il film “ Dead Man Walking ” o il libro “ La mia vita nel braccio della morte ” di Richie Rossi a farmi riflettere sul tema della pena capitale; tendo a pensare che le vicende del carcerato americano abbiano determinato il mio rifiuto di una pratica che ritengo crud...

📱 Dipendenza da notifiche e paura di restare fuori: perdersi qualcosa è una gioia

(Introduzione ad a.p.). L’iperconnessione asseconda il bisogno di controllo sulle cose e alimenta l’illusione che tutto, sentimenti e informazioni utili, sia davvero a portata di mano. Ma genera ansia e dipendenza. Questo ciclo vizioso è alimentato dalla chimica del nostro stesso cervello. Perché non pensare ad una "disconnessione felice" scoprendo il gusto di una maggiore libertà e della gioia di perdersi qualcosa?

⛵ In balia delle onde, trovare rotta ed equilibrio nel mare della vita

(a.p. – Introduzione a Cristina Podestà) ▪️ La vita è uno “stare in barca”, dipende da noi trovare la rotta e l’equilibrio. E un po’ di serenità: come quando galleggiavamo in un’altra acqua. Nel ventre materno (Cristina Podestà - TESTO) ▪️La metafora del mare e della barca è piuttosto diffusa nella letteratura, a cominciare da Dante in tutte e tre le cantiche e relativamente a variegate sfumature dell'essere: Caronte, l'angelo nocchiero, il secondo canto del Paradiso; non sono che esempi di una molteplice trattazione del tema del mare e della navigazione. Joseph Conrad dice una frase molto suggestiva, che riprende proprio la similitudine della vita: "La nave dormiva, il mare si stendeva lontano, immenso e caliginoso, come l'immagine della vita, con la superficie scintillante e le profondità senza luce". Spesso è proprio cosi: la superficie è bella, solare, scintillante appunto ma, se si va sotto e si guarda bene, c'è il buio più profondo! La barca di Dante...

⏳ Natale e la tirannia del presente: riscoprire l’attesa

(Introduzione ad a.p.). Abbiamo perso il senso del tempo, limitato al presente precario e fugace: occorre riscoprire il valore dell’attesa e della speranza, che hanno un significato religioso ma anche profondamente laico. L’iperconnessione e la continua ricerca di stimoli ci hanno reso schiavi di una visione frammentata, incapace di guardare oltre l'orizzonte immediato. Il Natale, con la sua simbologia, ci offre un antidoto a questa tirannia. • La corruzione del tempo (a.p.) ▪️ Quanti di noi, ogni momento, sono intenti a guardare il proprio cellulare? Immersi nella connessione perenne, con tutti e tutto, e dunque con niente? C’è l’ingordigia di cogliere qualsiasi aspetto della vita corrente, nell’illusione di viverla più intensamente che in ogni altro modo. Un’abbuffata di notizie, video, contatti con chiunque, senza sensi di colpa per questo sperdimento continuo del nostro esistere. Questo è il sintomo di una società dominata dalla "paura di restare fuori" e dalla ricerc...

🎵 Baby Gang e responsabilità: quando sceglievamo l’ultimo LP di Battiato

(Introduzione a Maria Cristina Capitoni). Di fronte agli episodi di cronaca che vedono protagonisti i giovani e le cosiddette "baby gang", la tendenza comune è cercare colpevoli esterni: la scuola, la famiglia, la noia. Ma è davvero solo una questione di mancati insegnamenti? In questo commento, l'autrice ci riporta alla realtà cruda degli anni '80, dimostrando che anche in contesti difficili, tra degrado e tentazioni, esiste sempre uno spazio sacro e inviolabile: quello della scelta individuale. Le inclinazioni dei giovani: gli insegnanti e le scelte dei ragazzi (Maria Cristina Capitoni) ▪️ La criminalità tra i giovani? Ovvero baby gang? Non è solo un problema di insegnamenti. Non c'è bisogno che un professore ti insegni che dar fuoco ad un barbone, massacrare di botte un tuo coetaneo non è cosa buona e giusta. Spesso poi questi "ragazzi" provengono da situazioni agiate, tanto che dichiarano di aver agito per noia. La mia giovinezza, erano gli anni ‘8...