Un’idea di
viaggio, per esplorare piccole cose nascoste, e raccontarle
(ap) Un cammino senza
meta alcuna. Così è vagabondare. Il passo deciso in piano, a volte però vacillante
ed incerto sui pendii e i tratti dissestati. Lo sguardo rintraccia una
mescolanza di elementi. Soltanto dopo, con calma, ci accorgiamo che l’intreccio
è alla radice di ogni cosa.
Sono limpidi soli, terre
variopinte, fresche acque. Un caleidoscopio di colori e profumi. Li osserviamo,
e scopriamo in essi dei varchi insperati di conoscenza. Coltiviamo sempre
infatti degli itinerari pur fragili di esplorazione interiore, campi estesi offerti
ad una curiosità misteriosa. Persino può accadere di cogliere preziosi granelli
di mondo, trascurati da tutti, e quasi dimenticati, che sono segni di
splendore.
Se poi non si
seguono sentieri noti, lo sguardo si rivolge ammirato ovunque, verso
l’orizzonte lontano e ai bordi della strada, pronto anche a tornare indietro,
sui passi già percorsi, per scorgere
quanto ci è prima sfuggito, prima di scegliere delle piccole deviazioni alla
ricerca di cose nascoste. Appaiono dei punti più accidentati mentre siamo
attratti da spazi e cose che, prima di incrociarli, immaginiamo disegnati soltanto
dalla nostra invenzione.
In fondo, si
finisce per ascoltare delle storie anche quando pare che non ci sia nessuno
visibilmente pronto a raccontarle e siamo pervasi da un silenzio assoluto. Come
nei prati si raccolgono erbe sconosciute, così ricordi nuovi di luoghi e di
persone incidono la memoria. Si mettono da parte piccole cose che affascinano,
seducono, pongono incerti problemi, ed esse ci fanno compagnia durante il
viaggio.
Sono esperienze
magari disinvolte e mai concluse, che lo stesso cammino fatto, ora frenetico
ora docile, pur apparentemente inconcludente, consiglia poi di raccontare a
nostra volta a chi ne abbia qualche interesse. Veniamo esortati a farlo senza
sosta e senza quiete, con parole nostre che raccogliamo nella fatica e nella
gioia, per rendere altri partecipi della meraviglia, o soltanto per ascoltare,
dentro di noi, suoni che vorremmo percepire ancora.
Ne traiamo forse energia,
gustando ancora ciò che un tempo si è assaporato nel percorso, e coltivandone
il ricordo con il ritmo di parole che, volta a volta, risultano affannose o
tranquille come ci è suggerito dalla mente e dalle labbra, diventate ricche di
suoni.
C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso…
RispondiElimina(Dal film Into the Wild - regia e sceneggiatura di Sean Penn)