La tua professionalità? Grazie, meglio un 18 enne con
un account FB
di un lettore
di PL
(Commento a Un
po’ di pulizia per la giustizia italiana, PL, 23/6/17)
Vi
racconto la mia storia. Ogni tanto mi chiedo cosa giri nella testa dei
direttori delle grandi aziende multinazionali, soldi a parte. Il mondo del
lavoro ormai gira solo intorno al concetto “dobbiamo fare più soldi”, ignorando
deliberatamente tutto il resto.
E’
la stabilità psicofisica del lavoratore, compresa una piccola dose di felicità
(basta poco, anche solo un grazie quando una cosa è stata fatta bene) durante
il lavoro. E’ la tranquillità di non dover rischiare di perdere il posto ogni
tre mesi, perché “bisogna essere flessibili” (la flessibilità è un concetto
ampio, non solo quello di chinarsi verso il basso). E’ il pensiero che il
lavoratore è il mezzo con il quale il proprietario diventa ricco, senza il
quale anche lui dovrebbe fare un lavoro flessibile e senza certezze. E’ la
professionalità che in una persona dovrebbe essere esaltata e non demonizzata o
ignorata; un lavoratore che sa fare bene il proprio mestiere rende molto di più
di una persona che ogni 3 mesi cambia completamente mansione.
In
questo resto mi ci sono trovato in mezzo.
Lavoro
in una azienda multinazionale nel settore ICT, gestisco tutta l’infrastruttura
della sede italiana con alcuni colleghi e vanto più di 10 anni di lavoro nel
settore (non è per tirarmela, ma per far capire il livello a cui sono
arrivato). Lunedì è arrivato dalle “stanze alte” il nuovo capo del mio capo che
ci ha presentato la nuova struttura organizzativa dell’Ente ICT all’interno del
gruppo e della nostra sede italiana. Molte parole e molti sorrisi, questo è il
succo:
Voi
farete parte del supporto utenti, avrete tutti la stessa formazione e sarete in
grado di intervenire anche su utenti di altre sedi del mondo.
Che
posso dire a questo punto? Grazie per avermi tagliato le gambe, per aver
fermato la mia crescita professionale e per avermi trasformato nel tuo call
center aziendale interno, a sentire utenti che si lamentano per cavi di rete
staccati o perché Gmail non ha la ricevuta di ritorno. Prendo i 10 anni di
attività informatica (rete, server, infrastruttura) e li butto nel cesso.
Potevi dirmi che non servo più e assumevi un 18enne appena uscito dalle
superiori con 3 neuroni funzionanti ed un account su FB.
Ovviamente
quando ho cercato di capire meglio cosa non avrei più fatto, al vedere la mia
faccia dopo avermi detto che non ci saranno più server per me, mi è stato detto
“non vogliamo farti fuori, a noi tu servi per far funzionare l’azienda”. Sì,
davvero. Ci credo e ne sono assolutamente convinto. L’azienda la farai funzionare,
mentre io crescerò professionalmente andando a lavorare da un’altra parte. Da
settembre.
Chiunque tu sia, grazie.
RispondiEliminaStiamo provando sulla nostra pelle ciò che purtroppo anche tu hai vissuto in prima persona.