La
reazione commossa della gente alla morte di Fabrizio Frizzi sta a indicare che
l’umanità e la gentilezza sono importanti anche nel vivere sociale.
di Angelo Perrone *
Le parole con le quali il sacerdote lo ha ricordato alla veglia funebre nella chiesa degli artisti a Roma esprimevano – almeno questa volta – un sentire diffuso e comune: «salutiamo un amico, uno di noi», è stato detto di Fabrizio Frizzi. La notizia della sua morte improvvisa ha commosso non solo l’ambiente dello spettacolo, ma la gente qualsiasi.
Tante uomini e donne, giovani e anziani, abituati a vederlo attraverso lo schermo senza conoscerlo personalmente. E quanto ai colleghi di lavoro, cordoglio sincero da parte di tutti, niente contrasti, gelosie, rivalità.
Le parole con le quali il sacerdote lo ha ricordato alla veglia funebre nella chiesa degli artisti a Roma esprimevano – almeno questa volta – un sentire diffuso e comune: «salutiamo un amico, uno di noi», è stato detto di Fabrizio Frizzi. La notizia della sua morte improvvisa ha commosso non solo l’ambiente dello spettacolo, ma la gente qualsiasi.
Tante uomini e donne, giovani e anziani, abituati a vederlo attraverso lo schermo senza conoscerlo personalmente. E quanto ai colleghi di lavoro, cordoglio sincero da parte di tutti, niente contrasti, gelosie, rivalità.
Un silenzio
rispettoso ha accompagnato i passi delle persone che hanno reso omaggio alla
salma del presentatore, e ha dato uno spessore visibile alla commozione espressa
in vario modo – di persona, sui social, nei messaggi - da tanta gente.
L’aspetto
più sorprendente è che di lui tutti hanno parlato come di persona di famiglia
pur senza conoscerlo direttamente, quasi vi fosse un antico e cordiale rapporto,
fatto di piacevole confidenza, semplicità di gesti, serenità di parole. Non
importava, anzi era del tutto irrilevante, che in realtà lui fosse oltre lo
schermo e noi stessimo seduti sulle poltrone di casa, che si trattasse di un
personaggio di un mondo diverso dal nostro e che non ci si conoscesse affatto.
Il
garbo di quel parlare pacato, il sorriso semplice con cui accoglieva il
pubblico, i suoi toni intrinsecamente genuini erano capaci di rendere
permeabile la barriera dello schermo, di superarla, facendolo entrare ogni
volta nei nostri salotti. Un ospite gradito, un appuntamento atteso, nelle
nostre case. Si metteva a sedere accanto a ciascuno. Cominciava a raccontare
una delle sue barzellette, ad imitare l’amato Alberto Sordi, a parlare dei
motori che tanto lo appassionavano. Un intrattenimento che sentivamo dedicato a
ciascuno di noi.
La signora Charpentier e le sue bambine, di P.A. Renoir |
Cose
piccole e semplici, da dire a voce bassa dopo cena, confidenzialmente, magari
con un bicchiere in mano. Vecchi amici, ben disposti anche a rimanere in
silenzio, cedere la parola, pronti a sentire con interesse il racconto del
vicino.
Un
mondo autentico, quello di Fabrizio Frizzi, con uno stile normale, così raro di
questi tempi eppure prezioso, e tale da ispirare fiducia nella gente. Non si
ricercano trovate ricche di astuzia, espedienti maliziosi, sorprese che
stordiscono. Per intrattenere e magari strappare un piccolo sorriso, bastano la
semplicità dei gesti, la gentilezza del comportamento, la genuinità delle
parole capaci di raggiungere – oltre l’ipocrisia – il cuore della gente.
I
fiori portati spontaneamente da tante persone per l’addio a Frizzi esprimono un
bisogno di umanità e gentilezza, che non conta soltanto – a ben vedere – nel
ristretto cerchio dello spettacolo, e non serve solo a migliorare le
trasmissioni televisive.
La
professionalità in ogni campo può essere a servizio di uno stile che esprima
rispetto per l’interlocutore, capacità di ascoltarlo e di capirne gusti e
esigenze, disponibilità persino a mettersi da parte, non occupando tutto lo
spazio, interpretando con discrezione il proprio ruolo. Una dimensione contrastante
con il vociare sguaiato, con l’aggressività dei modi, con la prevaricazione,
con l’insulto rivolto verso chi dissente. In una parola, una testimonianza
contraria al cinismo e all’aggressività che troppo spesso stravolgono gli
stessi rapporti sociali, favorendone la decadenza.
La città ideale, XV sec., anonimo fiorentino |
Se
l’esperienza umana di Fabrizio Frizzi ha ricordato l’importanza della
gentilezza, della capacità di ascolto, della pazienza verso gli altri, la reazione
spontanea della gente sta ad indicare quanto quelle risorse possano essere
utili per sanare le lacerazioni che incrinano il vivere sociale e politico, e
ricostruire il nostro senso di comunità.
Sorprende
che l’apprezzamento umano per un certo stile di vita professionale non si
traduca anche in esperienza politica e sociale. Sembra rimanere isolato nella
sfera delle simpatie istintive verso i personaggi dello spettacolo. Sfugge la
connessione tra la dimensione individuale e quella pubblica. Non si colgono le
implicazioni che può avere, nell’agire pubblico, il rifiuto dell’aggressività a
vantaggio della disponibilità verso l’altro, chiunque egli sia.
Forse
manca che ciascuno di noi, e tutto il ceto politico, sia più consapevole, che
sappia cioè riconoscere il valore anche civile di tante parole chiave, così
abusate e tradite, come l’accoglienza, la generosità, la condivisione,
l’alleanza contro il dolore e la povertà.
Dovremmo tornare a riflettere – per
cominciare – su tutto ciò che, nei rapporti con gli altri, è capace di dare
sostanza alla responsabilità individuale, che è il fulcro intorno al quale
tutto alla fine è destinato a ruotare. Linguaggio, cultura, comportamenti sono
i segni attraverso cui si impara a leggere le menti, ma anche ad aprire le
finestre di una società divenuta individualistica e rancorosa.
* Leggi anche su La Voce di New York:
* Leggi anche su La Voce di New York:
Il dialogo nasce da un atteggiamento di rispetto verso un’altra persona, dalla convinzione che l’altro abbia qualcosa di buono da dire; presuppone fare spazio, nel nostro cuore, al suo punto di vista, alla sua opinione e alle sue proposte. Dialogare significa un’accoglienza cordiale e non una condanna preventiva. Per dialogare bisogna sapere abbassare le difese, aprire le porte di casa e offrire calore umano.
RispondiEliminaPapa Francesco