Palazzo blu (Pisa) |
Una mostra di pittura, e l’incontro inaspettato con quell’uomo
di Cristina Podestà
Distinto, l’incedere squisito, un
vero signore. Il suo sguardo mi cattura, m’intriga, mi stringe lo stomaco. Chi
è, chi sarà? Perché si trova qui, a Palazzo Blu a Pisa, alla mostra di Escher?
Perché mi guarda con tanta insistenza?
Mi sposto nella stanza accanto turbata e
silenziosa; non sono da sola e questa situazione mi inquieta e mi piace. Seguo
con interesse la guida che spiega, Daniel per l’esattezza! Mi concentro sui
quadri meravigliosi e per un momento, proprio la loro singolarità, mi distoglie
dal pensiero.
Poi mi volto ed è lì, con un sorriso
appena accennato, come mi leggesse dentro. Guardo se ci fosse qualcuno con lui,
nulla, non parla con nessuno, è palesemente solo. L’imbarazzo mi cresce dentro
e temo si veda. Comincio a discutere con Daniel e si intromette anche Marinella
nella chiacchierata.
Passiamo nella stanza attigua e di
colpo è vicino a me! Addirittura mi struscia il gomito con un dito ed io resto
senza fiato. Perfino mi spavento un po’! E se fosse un serial killer? Un brivido
mi scende lungo la schiena, paura, o cosa?
Finalmente guadagno l’uscita e,
mentre Marinella e gli altri acquistano dei souvenir, io mi affretto alla
porta.
Improvviso mi affianca, mi guarda e
sorride. “Mi scusi” mi dice “spero di non essere stato inopportuno e di non
averla messa in difficoltà. Le devo confidare un segreto. Lei è identica a mia
madre da giovane.” E tira fuori una foto. Effettivamente la donna ha i capelli
più corti, ma potrei essere io.
“Sono figlio unico, con una madre
pittrice che mi ha portato da sempre a tutte le mostre in giro per il mondo.
Amo l’arte, acquisto quadri continuamente, adoro Escher. L’ho vista e, per
istinto, l’ho seguita, rivedendo in lei mia madre, mancata un mese fa. Mi scuso
ancora per la mia, diciamo così, invadenza. Buonasera”.
Non ho parole di risposta immediate,
resto lì un po’ imbambolata e stupida; quando ho pronto un minimo discorso da
formulare, lui è già lontano.
Arrivano chiassosi gli amici, con
block notes, portachiavi e matite per i bambini. “Anna che hai? Sembra tu abbia
visto un fantasma!”. “No, nulla” rispondo imbarazzata. “Solo un po’ di
stanchezza”. E riprendo con loro a camminare sul lungarno, cercando con lo
sguardo il misterioso personaggio che ha dato un senso a quella mia, e sua,
atipica giornata.
Nessun commento:
Posta un commento