La droga sconvolge una famiglia: il rapporto padre - figlio
di Marina Zinzani
L’incapacità
di un padre di avvicinarsi al cuore del proprio ragazzo, quel ragazzo cresciuto
con amore, con attenzione, e ora svanito. Il
ragazzo è altro, è lontana la sua mente, c’è solo un corpo dimagrito, lo
sguardo perduto, la rabbia che esplode a tratti, altre volte l’apatia lo
prende, altre volte sembra presente, ma poi scompare all’improvviso.
La
tortura di un padre a saperlo fuori, chi frequenta, a che ora rientrerà, cosa
prende... La paura di una telefonata nella notte, un ospedale, qualcuno che gli
chiede “Lei è il padre di...?”
Si
interrogano i medici, gli psicologi, gli amici comuni che hanno avuto
esperienze simili, si cerca di capire e non si riesce a capire, perché l’amore
e l’attenzione non sono mancati nella sua famiglia, è il dramma di un padre,
dei padri, e certo anche delle madri, quel figlio non è più tuo, quel figlio
l’hanno preso, te l’hanno preso, ed ora è irriconoscibile.
Entrano
nomi nuovi nel tuo vocabolario, nomi che sembrano marche pubblicitarie, o
chissà cosa, e invece sono strumenti di morte che tuo figlio inghiotte, perché
tuo figlio fa uso di sostanze stupefacenti.
Si
respira a fatica, la vita diventa un inferno, tutto ruota al tuo ragazzo, a
quel ragazzo che è stato il tuo compagno, fin da quando era bambino, un padre e
un bambino ma anche due amici, due compagni di risate e di svaghi e di tanta
leggerezza. Ora quel bambino non lo riconosci più e ti senti impotente.
La
soluzione? La fine di tutto questo?
Il
traffico di stupefacenti provoca storie di dolore, e fra queste c’è quella di
un padre che adorava il suo ragazzo, che ne era fiero, ed era grato alla vita
per tutti i doni che aveva avuto. E’ bastata qualche pasticca, e poi tanto
altro, perché tutto diventasse un incubo, e gli dei gli si rivoltassero contro.
Nella
notte incredibilmente lunga, notte che arriva all’alba e lui non è ancora
rientrato, quasi torna alla preghiera, il padre che ha perso il sorriso, che ha
inquietudini che lo dilaniano, che deve continuare a vivere, a lavorare, ad
essere padre degli altri figli. Torna alla preghiera perché si sente inerme,
impotente, e non sa a chi chiedere aiuto.
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