Dall’inquietudine alla speranza: il flusso dei giorni oltre l’affanno
di Cristina Podestà
Mi ritrovo in un oggi senza tempo.
Inquieto l’animo, lontana la gioia che freme normalmente e scorre nelle vene in
questo mese al tramonto. Mi sento debole, forse perché non riesco a far valere
le mie opinioni, oppure soltanto perché mi sento insicura e spaurita, non trovo
certezze che cerco e invoco, disdegno la compagnia. I giorni di festa risultano
spenti, le note del flauto mi paion stonate, e tutto appare affaticato,
stremato, stressato.
Questo momento è difficile, assai
più complesso di quello appena passato. Non vedo uniformi pareri, ascolto voci
discordi, mi trovo in conflitto con tante situazioni, non odo alcun sostegno
vicino. Sono io sbagliata? Il pensiero mi tortura, mi vedo spiazzata, ho un affanno
di vita, per la mia e non solo. Per chi chiede risposte, ho solo domande, a chi
dice con occhi ottimisti di stare serena, rispondo malamente; derido e quasi
dileggio chi è più allertato di me, ma solo per esorcizzare.
Non ho punti fermi, non più. Un
disagio sociale diffuso respiro nell’aria. E consumo i giorni ammantata di
fuliggine pesante e dolorosa. Solo a sera qualcosa si tinge di un colore più
tenue, la speranza del domani diverso, migliore. Mi affaccio ed annuso un
sapore più fresco e intenso, ascolto le stelle e chiedo consigli. Tornando giù
con lo sguardo, allontanato dal cielo, richiedo un momento di tregua, mi
accoccolo in un punto, leggo il mio libro e tento di entrarvi dentro.
Poi eccolo arriva, un sonno che
toglie gli affanni e dona, per qualche momento, ristoro alle anime bruciate. Ed
ecco il giorno nuovo: ho fatto scorta dei profumi dell’alba, dei colori del
tramonto, delle stelle di un cielo luminescenti e dei sapori di giorno estiva.
Le sfumature del mare, il suo canto
cullato, il riflesso di un lume nel lago increspato e i raggi del sole che
timidamente oggi mi scaldano e risplendono. Adesso mi accorgo di essere piena
di vita e di buone intenzioni, sono pronta.
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