venerdì 24 luglio 2020

Donna

La donna rischia di considerare la dedizione al benessere altrui il suo stato di natura. Come se non avesse diritti, a cominciare dalla felicità


di Bianca Mannu

Sono e non sono
quella qualunque donna speciale
che - come un'essenziale
smarrita e ritrovata
tessera di puzzle -
s'incastona a perfezione
nel tuo quadro.
Per te forse sarei
e forse no - quella.
Ma di certo questa sono
che ti ha colto - mentre cerca -
a cercare turbato quel tu -
senso perduto della tua
contenta immagine
riflessa nello specchio del comò
della tua camera nuziale
- ora deserta -
Era quel tu - che non dici scontato -
ma ch'era buono e ch'era così poco
che quasi tutto adesso pare
ché non c'è -
l'essere stesso del fervido calore
attribuito per torpidità
d'amore alla casa,
al buon cibo tenuto caldo
per l'Ulisse che ancora sei
- svagato e stanco per la corsa
dietro a Nereidi e Ciclopi
privi di mistero.
Era lei il cono di luce
acceso e in libera caduta
sulla tovaglia usuale
e sul tuo piatto solo.
E quella lei - aspettandoti -
il primigenio discorso
ritesseva nella mente -
ma a te davanti mancava
la via delle parole.
E per riscatto incrociava
- muta – il tuo sguardo.
Ed era la sua mano
- tra una posata e un piatto -
tenera e già antica
risaputa non poco
nel monito garbato
che posava sulla tua spalla
leggera e smemorata
il presagio segreto d'un tumulto
che - nell'assenza tua
da un sole all'altro –
cresceva indisturbato
nel cuore del tuo lembo
di creduta terraferma.
Lei - che in quella terra
stando quasi sola
più sola viaggiava
verso il nulla - in sé
portava innescata
quella miccia che forse
non sapendo divinava.

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