La musica struggente di Ennio Morricone, che ha accompagnato la nostra vita
(Angelo Perrone) Siamo tristi. Accade di rimpiangere
qualcosa o qualcuno. Ma non in questo modo dolente, e non quando si parla di un
artista, di qualcuno non conosciuto di persona, né frequentato. Lui però, Ennio
Morricone, non era uno qualunque.
Può bastare un momento solo, perché ci si senta
conquistati. O serve un tempo più lungo. Allora dedichiamo la vita intera alla
passione.
Stavolta la magia è una musica, che abbiamo ascoltato
tante volte. Sempre stupiti, con la strana sensazione che avesse qualcosa di
familiare. Una riconoscibilità che non era mai banalità. Accompagnava immagini,
perché i suoi erano brani da film, ma non ci sembrava affatto che quelle note
fossero un accompagnamento. Lui non accompagnava, precedeva. E gli altri
seguivano. Quella musica indicava la strada da percorrere. Ci prendeva per
mano, conducendoci in luoghi sconosciuti, facendoci esplorare l’ignoto.
Dimenticavamo di guardare un film, non seguivamo più
le scene, attratti dal ritmo. Seguivamo i nostri pensieri, andavamo oltre.
Quello non era solo il suo mondo, era anche il nostro e prima non lo sapevamo,
lo abbiamo scoperto dopo. Per questo oggi siamo così tristi.
Ha saputo trovare gli accordi che non conoscevamo.
Gli accostamenti che ci sfuggivano. Ha messo insieme dei pezzi di noi,
raccogliendoli uno ad uno, da che erano smarriti e sparsi. Non sapevamo neppure
che quella fosse la nostra musica. Prima di ascoltarla. Come avrà fatto a
sapere tutte queste cose di noi senza averci mai incontrato?
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