di Marina Zinzani
(“L’enfat que j’étais” – Jeanne Moreau)
C’è un bambino in penombra in ognuno di noi, se ne sta rannicchiato, in un angolo, come se fosse stato dimenticato. Cosa dovevano fare i suoi genitori di tanto importante da dimenticarsene?
Eppure hanno le loro ragioni, ma il bambino non le comprende a fondo. A lui basterebbero cose semplici, un po’ di tempo, una passeggiata, una volta ha trovato un quadrifoglio, ecco, è bella la ricerca di un quadrifoglio.
Non vuole stare alle regole, il bambino dentro di noi, e chiede il proprio spazio, la propria attenzione. Le regole saranno giuste, pensa che siano giuste, esiste la parola “obbligo” che permea la vita degli adulti, ma della sua vita interessa a qualcuno?
Una parola gentile, attenzione, tenerezza, allegria, sognare. Chiede poco, il bambino dentro di noi, almeno crede che sia poco. Ma le cose che chiede sono come gemme perdute lungo la strada.
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