L’assenza della buona politica dà spazio a manovre irresponsabili
(Angelo Perrone) In questa fase siamo oltre l’incertezza. La fuga in avanti compiuta dai 5 Stelle mettendo in crisi il governo Draghi è un gesto di irresponsabilità di fronte alle emergenze del paese.
Meglio, si direbbe, inseguire scorciatoie e guadagnare un pugno di voti, che salvi il partito dalla sparizione. Il destino del paese non ha importanza.
Seguono quest’ottica le richieste di interventi economici e sociali, confezionati per l’occasione, che sarebbero da discutere se non fossero avulsi da un disegno, dunque solo strumentali per un uso ricattatorio.
La disperata peregrinazione grillina in cerca di ruoli sarebbe un caso disperato, se non riguardasse il partito che ha ottenuto nel 2018 il maggior numero di voti, un tesoro malamente dilapidato in pochi anni. Ugualmente quel sussulto avrebbe esiti meno drammatici se si innestasse in un quadro sussultorio della politica italiana e non rischiasse di innestare reazioni a catena in altri settori inquieti, come la Lega, pure mossi da preoccupazioni elettorali.
Quella che manca è una politica appena normale, che si occupi delle cose che ci sono e che angosciano la gente, che ricorra al buon senso e non insegua farfalle. Proprio la politica che si fa (si dovrebbe fare) nelle istituzioni, in parlamento, al governo. Soprattutto ciò che latita è la visione d’insieme, il progetto che parli al paese e sappia trasmettere la scintilla giusta. Invece siamo sempre all’insopportabile sentimento dell’effimero.
Servirebbe un’idea che proponga con fiducia la scommessa del cambiamento, nonostante le tante difficoltà, anzi proprio per esse. Perché è in certi istanti che serve maggiore convinzione nello stare insieme e si impone la necessità di un obiettivo comune.
Si avverte la mancanza di un disegno e si paga il prezzo dell’astensione elettorale a livelli allarmanti, ma non ci si sforza di comprenderne le ragioni e di fare scelte giudiziose. Anzi ci si muove in senso contrario.
Anche i più assennati non riescono a farsene una ragione, e ad essere lucidi sulle proposte. S’illudono di controllare l’eccentricità che permea il panorama politico, riportandola a saggezza, come se fosse semplice smussare le anomalie. Perdono tempo prezioso, confidando nell’impossibile, nostalgici di intese incapaci di scaldare i cuori e attivare le coscienze.
Costoro, e tutti gli uomini di buona volontà, non osano investire su idee nuove, non pensano a costruire alternative al disordine che ci paralizza. Certo, per farlo, per iniziare un’altra partita, veramente decisiva, servirebbe recuperare la fiducia di poter rifondare il patto tra i cittadini e lo Stato.
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