di Cristina Podestà
Entrai nell’aula e si voltarono quasi tutti verso di me. Mi tremavano le gambe e anche il cuore saltellava come fosse un cucciolo di cervo. Gli occhi addosso, mi sentivo goffa e sgraziata, forse troppo grassa o troppo magra, forse era l’abito che non era quello giusto. Sorrisini intorno, o così mi pareva, cenni del capo e gomitate al mio passaggio. Ero rossa paonazza, priva di spina dorsale, ma dovevo fare lezione quel giorno e non avrei dovuto rimandare.
Nella nuova scuola di Berlino sapevano che sarebbe arrivata un’alunna straniera e oggi eravamo lì. Mi venne incontro un signore stempiato e con la barba e, in un italiano stentato da straniero, mi incoraggiò come poteva a prendere posto. Le mie mani erano fradicie e nella mia mente il caos.
Tuttavia, incrociati gli occhi di una ragazza dall’aspetto bonario, mi ripresi: alzai la testa, mi sedetti al banco, lei mi venne vicino e mi disse “hello”, ed io sfoderai il mio sorriso delle feste e guardai tutti quasi con aria di sfida, una finta sicurezza che in quel momento mi mise a mio agio e la curiosità verso di me da parte degli altri studenti si dileguò.
Nessun commento:
Posta un commento