La ricerca di umanità e di logica, nella casualità meccanica
della vita
di Bianca Mannu
Introduzione dell’autore
Le cose e i corpi tremano, e il
pensiero è qualcosa di indefinito, un patimento: un disagio. Sei quasi umana in
quanto dolente, ma sei anche elemento chimico: rispondi meccanicamente alle
istanze primordiali e alla casualità che si presentano come calore
luminoso. Sei un po' vegetale e un po' rettile.
È la
tua prima occasione per una presa di coscienza. Sei un vivente che sguscia
dalla cattività e tenta imprimere al mondo frammentato il segno d'una
logica ordinatrice. Perché quando compare la parola, ad essa sta sotteso, ignoto
e invisibile, l'intero codice. E nulla sarà più come prima.
Ho vissuto millenni
nella minaccia del verbo ruggente
precipitando nel baratro
della parola mancata.
Ho oscillato e sobbalzato
lungo l’arco ambiguo del gesto
che non smette di fendere
il vorticoso etere del senso ancestrale.
Sono rimasta sepolta
sotto lastre di silenzio
e raccontarmi pensieri
senza parole possibili
- il cuore convulso e assottigliato -
- chiusa in un tempo sterile-
come in una bara vuota.
Mi sono ammaestrata
all’osmosi presensoriale
con la terra e col buio umido
dove fermenta il senso.
Sono sgusciata infine
dall’epicentro fortunoso d’un sisma
come un lemure incolore
per suggere col corpo intorpidito
il veleno bruciante del sole.
Per vivere e vivermi.
Finché avrò guizzo d’intelletto
soffio ossigenante e cuore
- lucida intensione-
scaverò segni/parole –mio sangue
già antico e captivo -
con l’unghia della mente
sulla silicea sordità di questa
Babele planetaria
che frange in pulviscolo il Presente
e uguaglia ai suoi frammenti
ogni germe di Futuro.
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