La spiaggia di Monti d'Arena a La Maddalena, Sardegna (foto ap) |
La fotografia di paesaggio è spesso banale, qui rocce e spiagge formano
una cavità che raccoglie una gemma, con la complicità di bagnanti ignari
di
Bianca Mannu
Mi
ha attratto questa foto che si riferisce all’isola de La Maddalena in Sardegna,
e mi ha fatto pensare. Non c’è nulla di campanilistico – per il mio essere
sarda - in questa preferenza. C’è invece l’apprezzamento per come l’icona
prodotta si offra come qualcosa di inatteso e insieme conchiuso, bastante a sé
stesso.
Non
è una comune immagine paesaggistica frontale. È come se l’osservatore avesse
occupato una postazione elevata e distanziata e da lì avesse raccolto entro il
rotondo abbraccio del suo occhio tutta la congruità possibile, così che ciò che
pure è un paesaggio risulta definito come un manufatto.
Rocce
e spiagge formano una sorprendente cavità entro cui uno specchio blu riluce sotto
i raggi radenti radente del sole con le stessa definita compattezza d’uno
zaffiro enorme. Aguzzando lo sguardo s’intravede un rado formicolare come di
insetti: sono i cultori della tintarella.
Loro,
i bagnanti, cui è concesso il privilegio di essere dentro l’oggetto, sembrano
destinati a non concepire lo stupore d’una bellezza offerta alla non possessiva
contemplazione.
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