L’imbonimento delle menti, piuttosto
che la loro formazione nell’educazione
di Paolo Brondi
Le coppie giovani precipitano di frequente nelle
secche della noia nonostante l’incessante ricerca di novità. Ricercare “altro”
equivale a trascurare il tempo della quotidianità ed a coltivare il miraggio
della festa come unica chance di felicità. La quotidianità trascurata trasforma
pure il tempo dell’educazione dei figli. Si pensi all’indifferenza verso i
pericoli del Nag Factor: l’assillo con cui i bambini tormentano i genitori perché
acquistino i prodotti suggeriti dalla pubblicità.
I messaggi pubblicitari sono i nuovi educatori per
molti bambini i cui genitori o sono disattenti, o inconsapevoli, o impari
rispetto alla forza dei media. I bambini rischiano di crescere del tutto etero
diretti e quindi poco inclini a riflettere, a ragionare, ad ascoltare i propri
stati psichici e fisici.
Quando poi gli stimoli esterni riguardano
l’alimentazione allora il bambino risponde a questi piuttosto che ai segnali di
fame o di sazietà. Ecco il rischio di perdere il contatto con il proprio corpo,
come accade agli obesi.
La
società dei media è diseducante, ma educa, ingenerando nella mente precoce una
visione del mondo ove tutto è legato al possesso di qualcosa mentre sempre più
deperibili appaiono i tradizionali valori umanistici. E se a questo si aggiunge
la crisi della autorità genitoriale, non solo del padre ma anche della madre,
imbavagliata è ogni pedagogica censura e del tutto libero l’accesso nelle menti
dei fanciulli di qualsivoglia sfrenata informazione.
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