di Marina Zinzani
Certi pensieri sono delle preghiere. Ci sono momenti in cui, qualunque sia l’atteggiamento del corpo, l’anima è in ginocchio. (Victor Hugo)
La preghiera si ricerca, si incontra, si recita pur senza parole, guardando l’orizzonte, implorando a qualcosa di superiore, si implora protezione, aiuto, una parola, un segno.
Ci si addentra dentro a tante foreste, a labirinti in cui non si vede la via d’uscita, ci si accorge di avere perduto la bussola per strada o di non averla mai avuta, o che non era funzionante. Come gli antichi guardavano le stelle per il cammino, così si cerca la rotta, accorgendosi di quanto si è piccoli, fragili, foglie che possono cadere per un colpo di vento improvviso.
Il ritorno alla preghiera diventa ricerca di contatto con il divino. Si chiede aiuto all’invisibile, e non ci sono preghiere più intense di altre, sono spesso pensieri, momenti in cui ci si confronta con la propria paura, in cui si guarda un ramo secco e lo si immagina fiorito in primavera, e si richiede di far fiorire la primavera dentro di sé. Il momento del contatto con il divino ha attraversato la disperazione, ma poi qualcosa di misterioso scende, dà forza, dà vita.
Bellissima descrizione. Dalla disperazione alla rinascita. Dall'avere perso tutto all'avere ritrovato il tutto.
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