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Giove in diretta (6)

Vita da nume, e cenni sparsi


di Bianca Mannu

(angelo perrone) Uomini e donne dai nomi allusivi dialogano tra loro, in realtà chiacchierano in monologhi. Il testo raccoglie tutte le voci, ma le tiene separate. Così, distintamente, le presentiamo.
I personaggi spaziano su temi diversi, letterari, sociali, di varia umanità. Dalla poesia alla creazione di miti, dal patriarcato al femminismo, al ricorso alle pseudoscienze, infine all'inesauribile furbizia umana.
Constatano l’effetto del suono verbale sul silenzio circostante e si muovono sulla soglia del non-senso. Ma evitano di oltrepassarla, il loro in fondo è un gioco di parole. Per divertire il lettore.
Dopo Madame Hardie (1), Madame Combat (2), e Madame Sansoucis (3), Monsieur Sancartes (4), Zeus intervistato da Elle (5), ecco Giove in diretta (6)

«Si narra abbia giurato e scritto» – 
racconta Zeus faceto e sorridente – 
«invece un sedicente poeta mentitore 
vissuto in borgo di mare assai lontano:
che il placido fluire della vita al suo riposo 
- figura di fiume nel letto suo pacioso –
sia scivolare felicemente inerme
nell’aura celeste d’un Morfeo che dorme.
Come un bel sogno è bello ciò che dice!
Peccato ch’io dorma da dio Giove
e in notti illune e quando il cielo piove -
dovendo sognarmi vigile  in ascolto
di squassi e incomprensibili rimbombi 
d’umane pesti e orribili ecatombi!
Ci specula invece per puntiglio                       
l’animale Homo inquieto giocatore 
- lui che sempre dorme quando è sveglio -
distribuendo carte da lettere
e vaghe bottiglie telematiche
con cui pretende di scavalcare i secoli …
Con prodigiose forbici – complice il ladro
di deità, Prometeo ingannatore! -
da congerie strane d’indizi e suoni 
di mentali spettri e insane fatuità
insieme pigiati avviluppati e fusi 
ritaglia l’uomo e intaglia …  ogni sorta 
d’incredibili enigmatici refusi. 
A ciascuno dà nome – tale cosa o ente -
ma fatto di ciò che quasi offende 
del grande Silenzio l’omeostasi -         
al solo scopo d’avocarsi la crasi 
del combinato divino – pensando 
averlo eternamente requisito
per il suo misero esclusivo udito. 
Io – Zeus - di tanto mi sento infastidito!
Volto le terga e saettando mi rintrono
in rocca d’Olimpo – mio palazzo avito.»

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