di Cristina Podestà
Solo per un attimo mi sono voltata per vederti. Non ti sei accorto, non mi hai notato; avrei acceso anche la luce lì, in mezzo a tutti, per poter seguire il tuo passo, il tuo profumo.
Ma sei rimasto al tuo posto, insensibile al mio sguardo insistente, ed io sono rimasta a buttare via il mio tempo, i miei minuti.
Ho percepito la tua presenza anche se ero di spalle in quella stanza brulicante di persone, ho avvertito il fruscio del tuo cappotto, delle tue dita mentre sorreggevano la cartella. Un solitario pensiero, unico e prepotente, ha girato e rigirato nella testa, non riuscivo più a staccare i piedi da terra, non mi reputavo in grado di muovere un passo, prigioniera di te.
Sentivo su di me lo sguardo dei passanti, forse straniti nel guardarmi così ferma, assorta, lontana da loro. Ma il tuo no, il tuo occhio non era per me, lo percepivo bene pur dandoti le spalle.
E, ad un certo punto, mi sono sentita invece libera e sognante, triste ma decisa ad andare verso il mio lavoro, il mio destino. Così, per curiosità, ho volto lo sguardo verso il punto in cui ti avevo inquadrato, e tu non c’eri più.
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