(Il testo completo su Critica Liberale, inserto Non Mollare, 19.12.22)
(Angelo Perrone) L’orrore in nome della religione. Il delirio del patriarcato islamico. Tante donne picchiate e uccise in Iran dalla polizia “morale”. Giovani con il cappio al collo, penzolanti dalle gru dopo le esecuzioni capitali.
Tutto ha avuto inizio da questioni di scialli, mal messi sul capo, e capelli, troppo esposti al vento. Il regime, che non ama la libertà delle persone e non rispetta le proprie donne, manda a morte i suoi giovani.
La pena capitale è sventolata dagli integralisti. Succede in Iran, e ovunque sono al potere le ricchissime teocrazie.
Si trova sempre qualcuno al potere, capace di uccidere in nome di un Credo, per quanto nessuna religione predichi l’odio o insegni la morte. Il nome di Dio si fa estremo, radicale, sanguinoso. È il paradosso dei sanguinari della fede.
L’intolleranza è diversamente presente anche in Occidente. È discriminazione etnica, sessuale, economica, fanatismo razziale e di genere, oltranzismo nel condurre certe battaglie pur legittime, per esempio in difesa della famiglia o contro l’aborto.
Quel radicalismo riveste, all’estremità dell’Europa, la forma sacrilega della benedizione impartita dal patriarca ortodosso Kirill alla guerra scatenata da Putin in Ucraina contro un popolo che ha il solo torto di voler essere libero senza subire l’arroganza del vicino russo prepotente.
L’abuso della fede è alla base della nascita di tanti regimi autoritari e alimenta le violenze compiute dai fanatici. Genera però anche insofferenza, suscita ribellione.
Questa gioventù nuova, entusiasta e combattiva, è disposta a perdere tutto, anche la vita. Si prova un brivido, ascoltando le ultime parole del giovane condannato a morte: «Non leggete il Corano, ascoltate musica».
L’oltraggio alla vita innocente raggiunge il culmine nei paesi come l’Iran perché il regime si fa legge da sé, spergiurando il nome di Dio e pretendendo di asservirlo alle proprie mire di potere. L’oppressione è elevata perché l’ideologia è totalizzante, avvolge l’uomo nella sua interezza. Così se il male è compiuto in nome del bene, allora non c’è limite al male che può essere inflitto.
La rivolta contro il regime islamico assume la forma della rivendicazione di aspetti minimi della libertà individuale, come l’abbigliamento, i comportamenti in pubblico tra innamorati, le espressioni verbali tra sessi. A mancare è il primo elementare livello delle libertà.
Il mondo occidentale si mostra incapace di mostrare solidarietà a quel popolo e di sostenerlo nello sforzo. La lotta di liberazione rimane sulle spalle di quei giovani. Sono inermi e non violenti, subiscono la repressione governativa, e però traggono da spontaneità e diffusione dei bisogni una forza radicale. Possono cadere le teste. Ma il desiderio di questa gioventù non può essere decapitato.
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