Per la Corte penale internazionale la Russia di Putin commette crimini in Ucraina
(Angelo Perrone) Può sembrare surreale discutere della necessità di perseguire i crimini di guerra commessi in Ucraina dalle truppe mandate da Vladimir Putin. Il dibattito ha una dimensione astratta, nonostante le evidenze, non bastano i quattrocento i civili uccisi a Bucha dai russi in ritirata, trovati nelle fosse comuni o lasciati in strada per la fretta.
Ci si chiede quali siano le possibilità concrete di un’azione giudiziaria o i possibili risultati concreti. È verosimile che il presidente russo sia costretto un giorno a salire sul banco degli imputati? E tutto ciò può essere utile ora per mettere fine all’invasione?
Altre sembrano le urgenze: le bombe continuano ad esplodere ovunque, le città sono massacrate senza scrupoli, i civili barbaramente uccisi. La resistenza ha bisogno di essere sostenuta in uno sforzo comune contro la barbarie. Poi, come se non bastasse, c’è lo spettro della catastrofe nucleare, spregiudicatamente evocato dal Cremlino.
Missili cadono nei pressi della centrale di Zaporizhzhia. Armi tattiche saranno posizionate nella vicina e compiacente Bielorussia. Sono continue le prove tecniche di apocalisse e si scherza davvero col fuoco. L’ordine mondiale, ammesso che ci sia mai stato, è sconvolto dalla guerra e non si vede il modo di arginare la follia. La diplomazia, impotente, nulla può per riportare Putin alla ragione.
Eppure rimangono ugualmente aperti gli interrogativi sul ruolo del diritto internazionale in una tragedia come questa. Anzi essi hanno persino preso più consistenza dopo l’iniziativa, clamorosa e senza precedenti, della Corte penale internazionale dell’Aia di emettere mandati di arresto contro il presidente russo Putin e il commissario all’infanzia Lvova-Belova.
È trascorso oltre un anno dall’inizio dell’invasione ed ecco l’iniziativa della Cpi che ha trasformato il presidente russo in un paria internazionale oltre che in un criminale ricercato. L’idea che Putin ora possa essere arrestato, se si azzarda ad uscire dalla Federazione russa, sembra poco realistica, nonostante siano 123 i paesi che hanno approvato lo Statuto istitutivo della Cpi e che dovrebbero collaborare, ma fino a ieri anche il pensiero di un mandato d’arresto e di un processo non era immaginabile.
L’accusa poi è di quelle che lasciano senza fiato, specifica e circostanziata: deportazione illegale e trasferimento illegale di bambini dall'Ucraina occupata alla Russia. Stavolta il mandato è diretto contro i vertici. Niente manovalanza, pesci piccoli.
Stavolta no, sono proprio i capi a dover rispondere delle accuse. Qui si discute niente meno che di un progetto ideato a tavolino, in anticipo, e poi messo in atto dal 24 febbraio del 2022. Un crimine di guerra, secondo lo Statuto di Roma che ha istituito la Cpi, come il genocidio, l’aggressione, i crimini contro l’umanità.
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