(Angelo Perrone) Il tempo trasfigura, cambia, cancella; produce anche effetti opposti. Nel continuo divenire delle cose, sugella e rende indelebile l’esistenza. Segna comunque le vite di tutti, sovvertendole, come sguardo cangiante che definisce e sempre illumina, anche nel grigiore.
Segue le vicissitudini quotidiane passo per passo, sino al limite. Sa offrire il ritratto più fedele ed attuale di ognuno. Non appiattisce, semmai offre risalto, scolpisce. È persino capace di accensioni improvvise, che sorprendono e stupiscono.
Per molti aspetti è indubitabile la trasformazione dei contesti, delle relazioni, dello stesso sentire. Incessante e radicale, quel divenire tutto sovverte e rende altro, mentre qualcosa, magari definibile proprio come lo spirito del tempo, continua a perpetuarsi incancellabile, nonostante le avversità.
È questa l’altra misteriosa faccia del continuo sovvertimento. Si può anche convenire talvolta che, in tanto trambusto, non è che ci sia un così grande cambiamento.
Il tempo, in fondo, è il mistero che sottrae e conserva simultaneamente per far emergere voci sempre nuove. Così una semplice e piccola parola racconta la fugacità e l’essenziale.
Nessun altro termine sa intuire la contraddizione irriducibile della condizione umana, così mirabilmente descritta da Salvatore Quasimodo in “Ed è subito sera”. L’esistenza è colta nell’evoluzione dal giorno alla sera, cioè dalla promessa al declino, e nel passaggio breve tra immobilità e dinamismo. Infine, è riassunta come per miracolo in quel raggio di sole che illumina e tuttavia trafigge il cuore.
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