di Giorgia Deidda
Nella stanza bianca, asettica
conversando animosamente, il corpo a metà;
io mi elevo a cielo e sogno d’essere stella
chiusa in una campana di vetro.
Dentro, le storie appiccicose che faticano a districarsi,
ci vorrebbe –
un acido che sciogliesse e mi rendesse
immune
ai dolori, alle intarsiature, alle cose degli altri.
smaciati e smagriti –
un nodo più piccolo è quello che stringe di più –
e rimango inerme senza possibilità di divincolarmene.
Aspetto,
seduta ed ingombra
lo sciogliersi della vita.
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