di Marina Zinzani
La parola equilibrio racchiude un’infinità di sfumature. Equilibrio significa moderazione, accoglimento del pensiero dell’altro, cercare vie d’uscita che possano accontentare tutti, o perlomeno non ferire troppo. Il cercare un equilibrio serve per creare quella cosa così difficile da raggiungere, l’armonia. È una faccenda complessa, comunque.
Le sfumature di questa parola sono tante, alcune tinte di grigio. Perché ci sono zone d’ombra in cui il detto e il non detto creano una sottile tensione, che si cerca di nascondere.
Non si può dire una cosa perché l’altro si offende, perché se questo si offende i rapporti si incrinano, e allora si preferisce tacere. Ma tacendo si soffre, si rimugina, non ci si sente compresi, e questo non è bene. Il parlare fa male, il tacere fa male, la convivenza è difficile.
Si tace sul lavoro, quante cose uno vorrebbe dire su un collega poco simpatico, che crea tensione. Ma è meglio non farlo. Quante cose uno vorrebbe dire su una suocera che appare invadente, ma è meglio non dirlo. Quante cose una suocera vorrebbe dire sulla nuora, che appare distaccata e le fa vedere poco i bambini, ma è meglio non dirlo. Si può continuare così all’infinito, se ci si sfoga a volte viene fuori proprio di tutto. Poi, in un momento di razionalità, si è consapevoli che le cose rotte difficilmente si aggiustano.
Le tensioni sono nate quando si è mostrata una rivendicazione giusta, si è esplosi con la rabbia covata, finalmente è uscito tutto il veleno tenuto dentro, ma alla fine tutti stanno peggio. I rapporti non sono più gli stessi, si è un po’ più soli.
Ecco, la parola equilibrio si accompagna davvero all’armonia, ma si avvicina anche alla finzione a volte. E al tacere, in nome del quieto vivere.
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