Riccioli
in crespo, a segnare il giorno nuovo
di Giovanna
Vannini
E così dopo essermi contata le rughe del
volto, infilate le dita nella bianca chioma, allo specchio del bagno sorrido,
alla strada percorsa finora ripenso. Un passato certe volte pesante, che sulle
spalle spesso pesa, un futuro parecchio incerto, che sulle punte dei piedi
saltella.
Mentre il piumino della cipria compatta manda in colorito il volto, e la matita, chiara per l'iride, grigio fumo per la palpebre, mettono in risalto gli occhi, scuoto la testa. Mi dicono che ho uno sguardo che si nota, perfora, mette in soggezione, dicono sia una mia forza.
Mentre il piumino della cipria compatta manda in colorito il volto, e la matita, chiara per l'iride, grigio fumo per la palpebre, mettono in risalto gli occhi, scuoto la testa. Mi dicono che ho uno sguardo che si nota, perfora, mette in soggezione, dicono sia una mia forza.
E allora ogni mattina fortifico. Il
gatto mi miagola vicino, reclama la sua colazione, mi consegna la sua dose di
fusa prima che me ne vada. Cosa farò da grande? Difficile metterlo in
lista. Cosa voglio? Ardito aver l'ardire di chiedere. Resto nel qui, resto
nell'ora, non son certo momenti da obbiettivi importanti, da desideri corposi. I
riccioli stamattina sono in crespo, colpa dell’umido, l'acqua sciacqua con foga
l'asfalto, porta giù terra dai cigli in mezzo alla strada. Uscita apro
l'ombrello, silenzio un attimo, ascolto la pioggia che cade. Nessuna
goccia è mai all'altra uguale.
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