L’inquietudine
che non intacca il senso misterioso di felicità
di Cristina Podestà
(Commento a Voci del
cuore, PL, 5/4/19)
Luisa
è felice. Inquieta ma felice. Conservare case e ricordi del tempo passato per
lei non rappresenta uno struggimento che la corrode e consuma, ma un valore
aggiunto, un modo per ricavarsi un tempo e uno spazio ove godere di melanconici
ma gratificanti ricordi.
Il
marito è persona presente e capace; la figlia una parte di sé cui non
rinuncerebbe per nulla al mondo. Il lavoro scelto appare soddisfacente. Dunque
il suo presente è appagante. E c'è anche un qualcosa in più per lei, per i
momenti di dolce solitudine. Luca! La malinconia di Luca? No, il ricordo di
Luca, delle vie di Lugano, che le consente di fermare il suo tempo che corre e
lei lo fissa nel morso della mela e nel caffè, retrocedendolo ed amplificandolo
in modo da uscirne arricchita e serena.
I
complimenti poi di Prezzolini la rendono orgogliosa e distesa. Perciò ella
è felice. Perché ha tutto. I ricordi che le placano la compulsività del
presente, il momento attuale tranquillo e straordinario, la speranza di un
futuro certamente ancora migliore.
Mi sorprendo, ogni volta, nel valutare
quanto l'autore, Paolo Brondi, sia eccellente nel leggere l'animo delle donne.
Le intuisce, le comprende, le racconta con grande delicatezza e stima; non sono
neanche sicura se, noi tutte, ci meritiamo davvero una analisi cosi gentile e
tenera.
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