di
Marina Zinzani
(Ascoltando https://www.youtube.com/watch?v=RFDKBy0lBMM)
La
meraviglia che ci ha regalato Ezio Bosso è stata descritta con parole su tanti
giornali, sul web, ognuno ha cercato di spiegare, di definire le sue emozioni. Scossa
profonda al nostro cuore, e allora tanti commenti, quasi una liberazione da
maschere quotidiane fredde, apatiche, improvvisamente sentire il cuore che
pulsa, sentire gioia per un brano di musica, chiedersi perché non si era scoperto prima Ezio Bosso, sentire
di avere perso qualcosa, ma essere felice di provare ora una folgorazione, un
piacere profondo verso l’uomo prima di tutto, l’artista, la sua musica.
Alcuni hanno parlato di risveglio.
Alcuni hanno parlato di risveglio.
Se
le parole possono aiutare a capire, se ne potrebbe aggiungere un’altra:
mistero. E’ insondabile l’animo umano, misteriosi i fili che legano le vite, siamo
stati in tanti legati a lui in quel momento, sul palco a Sanremo. Mistero è
quella stanza, termine a lui tanto caro, che non credevamo di avere.
L’apatia
dei giorni, delle cose viste e riviste, con pochissima, davvero rara
emozionalità, è stata interrotta per un attimo: e allora si è spalancata una
stanza, la nostra, forse più stanze.
Una
di quelle forse è buia, fredda, quella di cui ha parlato lui, riferita a se
stesso, ma difficile che non esista una stanza simile nella vita di tutti.
Definizione sua, e tristemente anche nostra.
E
poi l’altra stanza, quella meravigliosa delle ferite e della rinascita. Rappresentazione
misteriosa in quella forma magica: un artista che parla, che suona, che
incanta. Il mistero ci ha avvolto, piacevolmente. Sarebbe bello portare con
noi, per sempre, un pezzo di quella stanza, guardare il mondo con altri occhi,
sentire che la vita è così bella, se si sa amare e condividere.
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