di Marina Zinzani
"La poesia ci cura quando la sentiamo libera di esprimerci; ci può
spingere verso quella trascendenza in cui è facile sentirsi persi. La malattia
di cui soffre l'umanità oggi è spesso inafferrabile, non definibile. Si
cela sotto le sembianze di un corpo che presenta zone nere, parti lese ed
offese, mentre l'anima si interroga sul senso di quel corpo toccato. Ma la
sappiamo sentire quell'anima che grida? L'interiorità indugia e non si sana
finché non si libera nella sua massima espressione." (Sonia Scarpante, Non avere paura, Ed. San Paolo, 2010).
Le parole di Sonia aprono le porte ad una visione dell'arte, nelle sue
molteplici forme, come cura, conforto, nutrimento. Sono parole che
suggestionano ricordi: quella sensazione strana, parente della verità, che si è
provato ascoltando dei versi, parole che sono entrate dentro il cuore e non
sono più andate via. Possono essere parole anche di una canzone, a volte è
labile questo confine.
L'arte che cura si può manifestare in tante evidenze, come la medicina
che fa stare subito meglio, ridando vigore al malato, improvvisa luminosità al
suo aspetto: è il volto di una donna raffigurato in un quadro, ritratto che fa
percepire umori,vaghe realtà di quella donna dipinta, quasi una partecipazione
alla sua vita. Magia.
E la magia si avverte anche quando le luci si accendono alla fine di un
film e ci si asciuga gli occhi, o si entra così in sintonia con i personaggi di
un libro che si sente quasi un'assenza, quando il libro è finito e loro sono
evaporati. Anche qui il potere della parola di alleviare, di nutrire, come di
dare acqua ad un'anima assetata.
Arte e ricerca della bellezza: fa pensare che i Greci, con le loro
bellissime statue, avessero capito molto. Bisogna andare alla ricerca della
bellezza, attraverso le parole, le immagini, il suono di una musica: staremo
subito meglio e quella sarà una giornata lieta.
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