di Marina Zinzani
(Donna
uccisa dal borotalco: la sentenza contro la “Johnson & Johnson” per il caso
di Jackie Fox morta di cancro)
Il
borotalco evoca ricordi. Quella polvere profumata sul corpo da bambini, il
suggello di un bagno in una vasca, magari con qualche papera di plastica. Ma
anche dopo, da adolescenti, da adulti, il borotalco ci accompagna. Polvere
bianca dopo un bagno, prima di un incontro, di un’uscita con gli amici, prima
di andare al lavoro. Momento gradevole, conferma che i profumi evocano un
sottile piacere.
Il
borotalco ha fatto venire il cancro ad una donna. L’ha stabilito un tribunale
del Missouri, la multinazionale in questione sapeva dei rischi, ma non ha fatto
nulla.
Il borotalco era sugli scaffali dei supermercati, pronto per essere portato a casa e riposto nel mobiletto del bagno, in quel bagno dove c’è il sapone, il dentifricio, lo shampoo, la schiuma da barba, il deodorante. Alcuni di questi hanno derivati del petrolio, probabilmente alcuni di questi fanno male, provocano il cancro come a quella donna americana.
Il borotalco era sugli scaffali dei supermercati, pronto per essere portato a casa e riposto nel mobiletto del bagno, in quel bagno dove c’è il sapone, il dentifricio, lo shampoo, la schiuma da barba, il deodorante. Alcuni di questi hanno derivati del petrolio, probabilmente alcuni di questi fanno male, provocano il cancro come a quella donna americana.
Contaminazione
delle nostre cose di uso comune, contaminazione dei nostri cibi, contaminazione
della nostra aria. Silenti, vittime predestinate, i consumatori non sanno, non
devono sapere. Le immagini della pubblicità espongono gioia, case linde, cibi
nutrienti e saporiti che fanno felici le famiglie, prodotti per la persona che
rendono belli, desiderabili. Stona, la notizia di una donna morta di cancro per
l’uso di un borotalco. Era affezionata a quella marca, se l’ha usata una vita.
Ma ci si affeziona ai prodotti che sentiamo nostri.
Non
sono nostri. Dovevamo solo comprare, dobbiamo comprare. Numeri, chissà se siamo
qualcosa oltre i numeri, per certe persone che mettono sul mercato cibi e
prodotti dannosi. Si chiederanno questi cos’è il calvario di una famiglia dove
un componente si ammala di cancro? Si immagineranno il primo suo malessere, le
analisi prescritte dal medico di famiglia, l’esame più approfondito che questo
medico consiglia, e poi quel giorno, quel giorno dove si entra a fare parte di
qualcosa, in cui una parola detta ad un familiare si accompagna agli occhi
rossi che bisogna nascondere, al dubbio di cosa dire al malato, che non è solo
un malato, è chi si ama? Chi si ama, e lo si vede entrare nel percorso di
molti, stanze fatte di esami, di radiografie, di Tac, di chemioterapia. Di
dolore.
Gli
utili delle multinazionali. Il dolore di chi è senza voce, i consumatori.
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