di
Marina Zinzani
Il
percorso di ricerca può essere accidentato, incerto, a volte anche pericoloso.
Si possono trovare lungo questo percorso delle parti di sé inesplorate,
impreviste. Lo sguardo indietro pone interrogativi, il sottolineare le proprie
imperfezioni, le cose che si potevano fare, che si dovevano fare.
La condanna degli altri potrebbe non esserci, quella di sé a volte è implacabile.
La condanna degli altri potrebbe non esserci, quella di sé a volte è implacabile.
Il
percorso di introspezione si avvale di parole, lette e scritte, e di altre
fonti che mano a mano si incontrano: è come andare ad un appuntamento, ed
accorgersi che non si è preparati, che occorre portare un dono, indossare
l’abito giusto, e queste cose vanno trovate.
Quell’appuntamento
è con la parte più profonda di noi. E’ l’entrare in un luogo dove possono
esserci fantasmi, un odore stantio, il senso dell’amaro. Ma è solo la prima
stanza, quella.
Dopo,
dopo, ci sarà una stanza più luminosa, si apriranno tutte le finestre, e si
percepiranno gli umori del mondo, sentendo di farne parte, pur imperfetti, a
volte sconfitti, ma vivi.
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