sabato 5 maggio 2018

La tela di Penelope

Capo Sounio, Grecia (foto ap)
Mille modi per vivere il presente, tra solitudine e attesa di un futuro diverso

di Marina Zinzani

Non era lontana, la soluzione. Solo aspettare un poco, avere pazienza, in fondo è delle donne la virtù della pazienza. Aspettano un figlio, aspettano un uomo che ritorni, e non solo a casa di sera, ma che torni dopo una tempesta e qualche sospetto di troppo.
Le virtù dell’attesa sono cosa preziosa, perché l’impazienza rischia di bruciare, e tante situazioni che si sarebbero risolte con la calma sono bruciate con una parola, con uno scatto d’ira, con l’impazienza poco saggia.
Ecco, perché la donna della domenica solitaria aspetta. Sa che prima o poi qualcosa accadrà. Lei intanto cura la sua tela, la tesse ogni giorno, un interesse, una mostra, un invito accettato, aspetta e poi qualcosa accadrà, accadrà anche per lei l’incontro tanto atteso.
Altre non fanno così, altre sono impetuose, dirette, non attendono. E si trovano uomini molto velocemente, senza pensare se sarà quello giusto, se sarà una cosa seria, in una sorta di leggerezza dei sentimenti che spesso è vincente.
Penelope è forse perdente, pensa la donna della domenica solitaria, pensa che Penelope ha vissuto anni di solitudine, di attesa del ritorno di Ulisse senza essere sicura di niente, neanche che lui sarebbe tornato. Ecco, questo è il punto. Attendere, cercare il grande sentimento. Leggere un libro con il gatto vicino, sdraiata sul divano. La sua domenica, quando non esce, quando non ha voglia di vedere gente oppure quando le sue amicizie hanno altri impegni. La solitudine e Penelope, attesa.
E in questo quadro, un po’ fuori moda perché tutto corre veloce, e si consuma in fretta, anche i sentimenti, anche i rapporti umani, in questo quadro c’è una nota che regge tutto: la speranza. Un giorno Ulisse arriverà, l’uomo che è nella sua mente, anche se non l’ha mai conosciuto.

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