La cucina di casa Balla |
(Commento a “A casa dell’artista Giacomo Balla”)
di Marina Zinzani
Quando si visita la casa di un artista si entra in una situazione particolare, soprattutto se si conoscono le sue opere, se si è avuto un trasporto, un forte interessamento. Si entra con curiosità in stanze, si vedono i suoi oggetti, si ammirano arredi, abiti, strumenti di lavoro.
L’artista non c’è più, non risiede lì, nessuna emozione profonda avviene guardando un pennello, un libro, uno strumento musicale. C’è curiosità, questo sì. Si apprendono tante cose dalla guida che illustra il luogo.
Ma l’emozione più intensa avviene attraverso lo strumento della fantasia, che permette l’accendersi della macchina del tempo, e fa immaginare l’artista fra quelle stanze, nella sua vita quotidiana, o in fase di creazione artistica.
Le scarpe di Giacomo Balla |
La fantasia è quindi l’elemento essenziale per questo viaggio alla ricerca di un’anima del passato. È un incontro che allora può avvenire, si riesce ad immaginare Leopardi, Mozart, Chagall, e tutti quelli di cui si possono visitare le tracce terrene.
È un incontro ad occhi chiusi, l’incontro di un viaggiatore, noi, che vuole ritrovare colui che ha regalato un’emozione, segnato un periodo, illuminato una giornata, resa interessante un’epoca storica e artistica.
Il viaggiatore che si attarda, in fondo al gruppo, nel silenzio più profondo, accende un fiammifero magico e per un attimo percepisce quell’anima, portatrice di mistero e di bellezza, sacra come è un po’ sacra l’anima degli artisti.
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