di Valeria Giovannini
(La montagna, percorsi tra le meraviglie della natura e la riscoperta di
sé))
Da un minuscolo paese di montagna
parte una stradina sterrata che sale per circa sette chilometri fino a una
malga e, proseguendo, a un lago. Passati gli ultimi masi, costruiti con legno e
sassi, il sentiero sale in mezzo ad alberi ondeggianti che accarezzano il
cielo, sospinti dal frusciare del vento. Più sopra, un'aquila: risuona il suo
grido inconfondibile e inquietante tra i boschi. Verso sera, si odono i
campanili risuonare per l'intera valle sottostante. I loro suoni antichi,
provenienti dal Medioevo dell'anima. Si sale parecchio, prima di trovare una
fontana. Scavata nel legno.
L'acqua freschissima. I profumi si alternano: sottosuolo di bosco, funghi e l'odore dolciastro di selvatico.
L'acqua freschissima. I profumi si alternano: sottosuolo di bosco, funghi e l'odore dolciastro di selvatico.
Salendo, le montagne e i ghiacciai
che circondano la vallata, offrono i più spettacolari panorami. All'alba e al
tramonto. E camminando, si avverte la sensazione di completezza, di connessione
totale con la natura. Poi, man mano che scende la sera, l'inquietudine fa
capolino. Solitudine. Buio. Le sagome dei massi e i tronchi d'alberi sembrano
creature insidiose. Fiere selvatiche. Il rumore dei rami secchi che si spezzano
poco lontano. Chi c'è? La natura, madre e matrigna. Attimi di pura felicità. E
l'incontro con se stessi. Con le paure. E le malinconie. E il passo si affretta
verso casa.
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