di Marina Zinzani
(Commento di Angelo Perrone)
(ap) Quando si discorre
del diritto all’oblio, a quel diritto – in specie nel web – a preservare la
propria intimità se non si ha voglia di condividerla più con altri, o
addirittura con degli sconosciuti, si pensa ad una sola dimensione. Quegli
altri, che per un momento sono stati partecipi del nostro sentimento più
segreto, devono fermarsi al punto giusto, non abusare della confidenza che
abbiano concesso loro pur volontariamente, o per in genuinità, o per
superficialità, ma usare discrezione e rispetto. Tuttavia affidarsi ad altri, a
degli sconosciuti, non ci preserva, è rischioso.
L’oblio è una dimensione della quale ciascuno dovrebbe avere cura partendo dal proprio sé. Immaginando un giardino segreto, di cose piccole e grandi, impenetrabile a chiunque, il nostro piccolo, misterioso tesoro. Curandolo con pazienza e dedizione, per preservarne il profumo unico e la magia che lo rendono prezioso a noi stessi.
L’oblio è una dimensione della quale ciascuno dovrebbe avere cura partendo dal proprio sé. Immaginando un giardino segreto, di cose piccole e grandi, impenetrabile a chiunque, il nostro piccolo, misterioso tesoro. Curandolo con pazienza e dedizione, per preservarne il profumo unico e la magia che lo rendono prezioso a noi stessi.
Il diritto all'oblio richiede qualcuno
essere dimenticato
non massacrato da parole superficiali
non marchiato a vita
il diritto all'oblio è conservazione di sé
di quella sfera fragile
vetro sottile
che qualcuno può stritolare
il diritto all'oblio è impossibile.
Solo dentro se stessi
si possono costruire muri
che proteggono, impermeabili
e lì
provare a fare nascere qualcosa
un fiore.
Nessun commento:
Posta un commento