di
Marina Zinzani
(ap)
A bocca aperta, si rimane guardando tanti corpi di uomini, donne, bambini,
pietrificati nel tempo, a Pompei, dopo che il Vesuvio inghiottì per sempre le
loro vite. Chi erano quelle persone? I loro nomi? Quando sopraggiunse la morte?
Intrappolati dall’eruzione del 79 d.C., sorpresi nel sonno o nei piccoli gesti
quotidiani, racchiusi nel terrore di istanti senza fine, prima di essere
sommersi da una valanga di fango.
Dorme,
l’uomo di Pompei, rannicchiato in una posa che non conosce l’usura del tempo. Pietra, gesso, calco, fossile:
pietrificato tutto, il respiro, il dolore di quel momento. Dorme, l’uomo di
Pompei, che ha visto il fuoco e la cenere, che ha visto la luce portare il
buio, in un attimo. Dorme e ricorda, i palazzi, gli affreschi, le fontane, la
vita ricca e colorata. Dorme di un sonno senza risveglio. Parla, l’uomo di
Pompei, grida, urla strazianti e poi sussurri. Vivila la vita. E’ breve, la
vita.
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