Il paese di Sassi in Garfagnana |
(L’immagine che accompagna Pagine Letterarie
riprende dall’alto l’abitato di Sassi in Garfagnana: è un piccolo sentiero quello
che collega le case del paese alla sua Rocca, un antico possedimento lucchese e
poi estense, a circa 700 metri di altezza. Il luogo suscita emozioni, ricordi, fantasie)
(ap) Amo questi passi in salita, sino alla Rocca di Sassi che, dopo secoli,
è ancora circondata dai resti di un recinto murario intorno alla chiesa di San
Frediano e alla torre. Lassù, uno spazio ristretto raccoglie ora un piccolo
cimitero, famiglie intere, spesso con lo stesso cognome. Esco di casa, percorro
una strada tortuosa di montagna nel comune di Molazzana in Garfagnana, e lascio
l’auto all’ingresso del paese; conta 166 abitanti, equamente distribuiti tra
maschi e femmine: 5 di loro sono stranieri che tempo addietro hanno avuto
l’idea di fermarsi qui.
Una piccola collina domina nel silenzio le case di contadini e artigiani, e si affaccia sullo strapiombo roccioso che, con un salto di 470 metri, si tuffa nella Torrite secca, il torrente delle Alpi Apuane. Il cielo è terso, il sole caldo, il verde della vallata si stende a macchia d’olio. Dimentico per qualche ora le cose che conosco, le persone che frequento. Sembra una piccola fuga verso l’alto, lungo il sentiero di terra battuta e di ampie lastre di pietra. Mi aspetta un luogo dove conta solo il silenzio, un riparo da cui si sprigiona una nuova realtà.
Una piccola collina domina nel silenzio le case di contadini e artigiani, e si affaccia sullo strapiombo roccioso che, con un salto di 470 metri, si tuffa nella Torrite secca, il torrente delle Alpi Apuane. Il cielo è terso, il sole caldo, il verde della vallata si stende a macchia d’olio. Dimentico per qualche ora le cose che conosco, le persone che frequento. Sembra una piccola fuga verso l’alto, lungo il sentiero di terra battuta e di ampie lastre di pietra. Mi aspetta un luogo dove conta solo il silenzio, un riparo da cui si sprigiona una nuova realtà.
Sassi, sullo sfondo la Rocca |
Rimangono indietro gli stretti vicoli del paese, le persone incontrate per
strada e con le quali è stato immediato lo scambio di un saluto sincero, i
balconcini ripieni di fiori, i giardini curati davanti casa. Diventano
frammenti di una realtà osservata con curiosità, avvicinata con simpatia, ma
sempre più lontana mentre il passo si fa lento e disteso nei punti vicini alla
cima. Lo sguardo allora cambia anche direzione. Basta poco tempo per assorbire
la realtà che mi circonda, vincerne il senso di angoscia che altrimenti mi
sconvolgerebbe, purificarne il senso. I passi così reali e a volte faticosi per
qualche inciampo improvviso hanno un potere singolare, un valore inatteso, che
è impossibile decifrare subito. Sporgersi da lassù non crea sgomento né allarma,
fa sentire radicati nel torrione che sporge sulla vallata, rende ben presenti
sulla terra. Sembra di capire all’improvviso ciò che angoscia la vita, e la confonde,
o che semplicemente la colpisce e ci fa reagire. La vita o le persone, come quella ondulata pianura, possono avere tante sfumature, dimensioni diverse: la
speranza è nascosta tra le pieghe dello sgomento. Ci si può anche nascondere in
quei passi in salita, eludere così la propria mediocrità o le proprie aspirazioni,
e sentirsi poi allegramente esposti al vento sulla collina: è quello il momento
nel quale si scopre il mutamento, può essere una perdita o una conquista,
comunque la salvezza, che tendiamo a ricordare sempre.
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