La felicità e la tristezza, così
diverso l’eco nel vivere quotidiano
di Giovanna Vannini
Come nelle favole, dice il testo di una canzone di Vasco Rossi. La vita
non è una favola, nemmeno quando si ha la prosopopea di crederla tale. C’è una
falsità di fondo. La felicità, ammesso che di questa parola se ne faccia un uso
non improprio o se ne abusi, è fatta solo di attimi, di momenti, che magari nel
momento stesso in cui si vivono, nemmeno ce ne rendiamo conto.
E’ nel ricordo, nella memoria, che se ne ha la gradevole percezione, il gusto, il tatto. Solo rimembrando si prova la giusta emozione, si percepisce davvero e finalmente.
E’ nel ricordo, nella memoria, che se ne ha la gradevole percezione, il gusto, il tatto. Solo rimembrando si prova la giusta emozione, si percepisce davvero e finalmente.
Per la tristezza è tutta un’altra cosa. Quella ti monta, ti smonta, ti
allaga, ti accompagna, non ti molla. E quando uno dice scusa, mi son fatto
prendere da un attimo di tristezza, mente. Lei resta, si annida, sopravvive.
Come nelle favole. Appunto son favole. Sistemate, adattate, dai finali
che mutano a seconda dell’età a cui son rivolte. Anche della moda e del momento
storico, risentono le favole. Stupidaggini? Può darsi.
Scrivere serve a questo, scrivo quello che l’anima mi suggerisce,
perché è di quelle precise parole, di quel preciso pensiero, che ho bisogno,
qui e ora.
Dicono che l’arte e gli artisti, divennero tali, quando smisero di
creare su commissione. Perché no, ci sta tutto. Sono vero nel mio fare quando
sono libero di farlo nella maniera in cui per me sento.
Ma torniamo alle favole, alla felicità, alla vita. Magari domani.
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