La scoperta
di un segreto inconfessabile
Racconto
di Paolo Brondi
di Paolo Brondi
Era giunto a
Madrid con la sua agendina informatizzata, ben nutrita di numeri telefonici e
indirizzi di suoi colleghi criminologi. Fra questi, una sua compagna di studi e
quasi coetanea, la dr.ssa Dolores Vida, che rispose subito alla chiamata e gli
fornì alcune notizie sulla calle Huertas .
“Caro Giorgio,
vedo che non hai cessato di metterti nei guai! Quando avevo 18 anni la calle
Huertas era un posto ove si andava a conoscer la gente, a ballare. Era una
strada rumorosa, si mischiavano le persone, le macchine, la musica che usciva
dai locali, le risa, e l’alcool fino alle 6 di mattina. Adesso le macchine non
ci sono perché la via è diventata pedonale e il rumore dei locali non si sente
perché sono insonorizzati, ma continuano risa e rumori, gente e alcool. I
locali rimangono aperti fino alle 3 o 4 del mattino. Le persone continuano per
la strada e questa via comincia vicino alla piazza di Nettuno, bellissima, e
finisce vicino alla piazza di Santa Anna, tutta questa zona è piena di persone
alla ricerca del piacere, di ridere, della diversione, ove si mescolano
spagnoli con stranieri; è una zona veramente eterogenea e non raccomandabile”.
Facendo tesoro
dei suggerimenti della collega, si recò in calle Las Huertas e, con voluta
prudenza, evitò i vari aggruppamenti di persone, festanti nei modi più vari,
rifugiandosi, durante le ore del giorno, nella casa-museo di Miguel de
Cervantes, autore del Don Quijote de la Mancha e solo alla sera entrò nel Club
La Lupe. Fu subito avvolto da un’atmosfera di piacevole benessere: decorazione
stupenda, musica che si diffondeva flautata e di cui riuscì a riconoscere le
canzoni “easy lady/real girl/don’t call mi no mo/ Forever”. Belle fanciulle si
muovevano flessuose fra il bar e le morbide poltrone, spargendo intorno segni
inequivocabili di languide promesse. Stava rispondendo, senza parole, ad una
occhiata più maliziosa, quando fu avvicinato da un giovane torvo nel viso e
rapido nell’afferrargli con forza il braccio destro: “Mi segua, senza fare
storie. Lei sta cercando Alberto. La condurrò da lui !”
All’esterno li
attendeva un altro individuo, analogo al primo per rudezza di modi e oscurità
d’espressione: stretto fra i due, fu guidato abilmente tra la folla fino alla
piazza S. Anna. Qui era in sosta un’automobile. Fu fatto salire e appena seduto
fu narcotizzato.
Quando l’effetto
del narcotico scemò, si trovò seduto in una stanzetta con una finestra sul
mare, un letto, una scrivania, una sedia. Guardando il suo orologio scoprì che
avevano viaggiato per poco più di 4 ore ed ascoltando la lingua usata, mentre
uno dei due parlava al telefono dicendo: “Egun on” (buongiorno) “hiru Kafe
hutsa nahi nuke” (vorrei tre caffè espresso), capì di essere stato portato in
una provincia basca. Gli ordinarono di riposare e di stare quieto. Il letto era
morbido e, ancora un poco stordito, per la sostanza che aveva respirato, si
addormentò.
Al risveglio,
intorno alle ore 8, fu condotto in un’altra stanza, anche questa con vista sul
mare, dove, a un tavolo circolare, era seduto un uomo: indossava pantaloni di
velluto, un maglione di lana, a grandi trecce, di colore blu scuro e con
capelli neri e folti, mescolati a una barba non rasa che gli nascondeva gran
parte del viso. “Venga, dr. Pasquali, si sieda qui, con me, faccia colazione.
Lei è famoso. La notizia delle sue inchieste e dei suoi successi è giunta fin
in questo paese. E ora sta cercando me. Io sono Alberto, Alberto Bianchi. Lei
dovrà dimenticarsi di questo luogo, di avermi visto. Me lo giuri!”
Giorgio non era
abituato a giurare su contenuti ignoti, quindi ne chiese le ragioni.
In risposta ebbe
questa spiegazione: “Come mi ha insegnato mio padre ho sempre cercato di
affermare la mia volontà e di scegliere le azioni che mi permettessero di
raggiungere il massimo dell’intensità e dell’efficienza. A poco a poco ho
individuato quella verità nascosta nell’opinione più intima di una parte della
società, di quella parte che è la più progressiva e la più sensibile alle
esigenze del proprio tempo. Ha mai visto, dottor Pasquali, i castelli della
Vecchia Castiglia? Sono un documento non solo delle istituzioni medioevali, ma orientano
sul segreto della vita e sugli oscuri aspetti del passato. La storia non è
stata benevola con la Spagna”.
E ancora: “Lei
certamente conoscerà il filosofo José Ortega y Gasset. Durante i lunghi mesi di
direzione della mia industria, ho letto molti dei suoi libri e soprattutto
quello che ha per titolo “España invertebrata”, ove traccia con chiarezza lo
stato della circostanza spagnola e i limiti e difetti di questo paese. Ho
studiato e approfondito la sua filosofia che non mira alla costruzione di
teorie generali e astratte, ma tende semmai alla soluzione di problemi
concreti, legati a particolari soluzioni di spazio e di tempo ed ho organizzato
anche convegni e seminari che ne illustrassero i contenuti. Sono riuscito a
coinvolgere intellettuali, tecnici, commercianti, industriali, avvocati,
perfino magistrati con il fine, indicato da Ortega, di studiare la realtà
concreta del paese, per proporre soluzioni efficaci ai problemi più urgenti e
per sciogliere i pericoli che lo minacciano. Per questo, quando, nella seconda
metà degli anni novanta, l’ETA lanciò una violenta campagna terroristica che
colpì giornalisti, magistrati, intellettuali, imprenditori, cioè tutti quelli
che erano ritenuti di ostacolo all’affermazione di un disegno indipendentista,
il mio gruppo fu preservato ed io fui chiamato a far parte dell’ETA come
consigliere e finanziatore esterno. Grazie al mio aiuto, ai miei soldi, l’Eta,
nel 1998, con il patto di Lizarra proclamò la tregua e nello stesso anno, con
la lista Euskal Herritarrok (“Noi baschi”) capeggiata da Herri Batasuna, nelle
elezioni regionali, ottenne un significativo successo elettorale. Poi Batasuna
ha fondato il partito che porta il suo stesso nome. Tuttavia in questo stesso
anno, il 2002, per opera del premier spagnolo Josè Maria Aznar, Batasuna,
accusato di appoggiare le azioni terroristiche dell’ETA, è stato messo al
bando. Così l’ala del movimento nazionalista basco, rimasta priva di un
referente politico, ha più che mai bisogno di una guida, un sostegno economico,
un orientamento. Io mi sono proposto come quella guida! Ecco in breve il motivo
per cui lei deve tenere il segreto su di me e la mia storia”.
Giorgio, rimasto silenziosamente in ascolto del lungo monologo di Alberto, colpito dalle
certezze, sicuramente esaltanti ed esaltate, dell’uomo, stava per iniziare un
discorso critico, quando questi si alzò, salutò e rapidamente sparì.
I due uomini che
lo avevano scortato fin lì si portarono silenziosamente alle sue spalle per
procedere alla nuova narcotizzazione. Non sapevano che Giorgio era anche cintura
nera di karatè e di scatto, con colpi facili per lui, ma imprevisti per i due,
li atterrò. Si guardò intorno, tese l’orecchio: nella casa tutto era in silenzio.
Uscì all’aperto. Scoprì di essere stato portato a Getxo, un paesino sul mare,
non lontano da Bilbao.
Trovò un taxi libero e si fece portare all’aeroporto di Bilbao. Fu fortunato perché nel volo dell’air France delle ore 10,30 si era liberato un posto. S'imbarcò e alle ore 12,10 raggiunse l’aeroporto di Charles de Gaulle, a Parigi. Utilizzando di nuovo un taxi preso al volo, si fece portare sulla riva della Senna, non lontano dai Champs Elysées. Stanco e assonnato, trovò ospitalità presso l’Hotel Eiffel Seine. La stanza era spaziosa, fresca e la finestra offriva lo spettacolo del placido scorrere della Senna e dello scivolare dei barconi colmi di turisti. Ordinò in camera un paio di croissant, un bicchiere di latte e poi si addormentò.
Trovò un taxi libero e si fece portare all’aeroporto di Bilbao. Fu fortunato perché nel volo dell’air France delle ore 10,30 si era liberato un posto. S'imbarcò e alle ore 12,10 raggiunse l’aeroporto di Charles de Gaulle, a Parigi. Utilizzando di nuovo un taxi preso al volo, si fece portare sulla riva della Senna, non lontano dai Champs Elysées. Stanco e assonnato, trovò ospitalità presso l’Hotel Eiffel Seine. La stanza era spaziosa, fresca e la finestra offriva lo spettacolo del placido scorrere della Senna e dello scivolare dei barconi colmi di turisti. Ordinò in camera un paio di croissant, un bicchiere di latte e poi si addormentò.
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