di Marina Zinzani
Affidare un figlio a un asilo, una scuola, a dei professori. Sarà influenzato il figlio, crescerà anche con questi influssi che non sono della famiglia, quella che può nascere è una trasformazione, quasi inevitabile. Si spera che sia positiva, arricchente. Quando non lo è, il sentimento dei genitori che hanno affidato il figlio a qualcuno presenterà tracce di rabbia, rammarico, anche senso di impotenza.
Affidare il proprio cuore a una persona: è la nascita di una storia d’amore, ma anche una relazione di amicizia, dato che si affidano anche confidenze, ci si mette in mostra nella propria fragilità. Affidare un cuore è rischiare, è cosa delicata.
Affidare il proprio futuro a un ideale, a un progetto, a un modo di vivere che si ispira a delle persone. Affidare le proprie ragioni ad altri, sconosciuti in genere, confidando nella voglia di cambiare le cose e nell’onestà altrui. La storia è piena di questi affidamenti, le rivoluzioni potrebbero dire tanto in questo senso. Le rivoluzioni fallite, soprattutto.
Affidare la nostra libertà, la nostra capacità di scegliere, la nostra interiorità a nessuno, solo a noi stessi. Per essere meno vulnerabili, per non andare alla ricerca, tutta la vita, di anime affini. Perché ce ne sono poche in giro.
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