La febbre del bimbo, il badge lasciato a casa
di Cristina Podestà
Armati cuore mio, preparati a raccontare una storia. È una storia sbagliata, che fa riflettere. A volte uno sbaglio salva la vita, come in questo caso. Un errore, un tempo perso, un figlio con la febbre, un momento di ritardo e tac! Sei vivo, per quell’errore.
Laila corre perché è in ritardo. Il suo capo la sgriderà come ogni mattina. Ma Laila fatica a lasciare Samuele ogni giorno, ha soltanto 7 mesi e lei lo sta crescendo da sola. Vive a NY da 4 anni e da 3 è innamorata persa di Ruben.
È partita da Milano 4 anni prima per una esperienza estiva presso una famiglia, ragazza alla pari per imparare l’inglese. Poi ha deciso di fermarsi di più ed è stato in una sera fredda e brumosa che in un bar ha incontrato Ruben.
Bello come il sole, sorriso accattivante, un grande uomo, più adulto di lei di 10 anni. Laila è molto carina e Ruben non resta indifferente. Si innamorano e si frequentano ma, quando lei resta incinta, lui svanisce, si dilegua piano piano e Laila vede crescere il pancione da sola.
Cerca un lavoro che trova in un ufficio vicino casa, relativamente vicino. Sono solo 5 km ma con un neonato e da soli è molto difficile essere puntuali ogni giorno. Samuele quella mattina ha la febbre e lei è spaventata.
Non può chiedere ferie perché è già stata a Milano a far conoscere Samuele ai nonni, non ha più ore libere perché il suo capo ha concesso orario da madre lavoratrice fino a tre mesi del bambino.
Lei traccheggia, non ha cuore di lasciarlo alla vicina, vuole aspettare il medico e, irrimediabilmente, fa tardi. Corre Laila, corre e si dimentica il badge per entrare in ufficio.
Con le lacrime agli occhi e il fiatone torna indietro, prende il badge ma perde l’autobus, inciampa e quasi cade, deve attendere il successivo. E intanto si logora, chiama un collega per dire che tarderà.
Mentre attende la nuova corsa, entra in un bar a prendere un caffè e intanto si sente struggere. Ha commesso anche l’errore di scordare il badge. Appena composto il numero, un boato mostruoso la stordisce, non sa cosa stia succedendo, ma vede intorno a sé facce terrorizzate e sconvolte. I caffè saltano nelle tazzine che si frantumano per terra, urla ovunque, si parla di una bomba.
Laila cerca di capire e dirigersi verso l’ufficio al 21^ piano delle Twin Towers, ma viene travolta dalla folla urlante. Decide di correre a casa, al diavolo il suo capo. Non le pagherà una giornata, pazienza! Deve andare da Samuele, subito!
Entra in casa stravolta, guarda la vicina con la TV accesa e gli occhi sbarrati di lei la fanno tremare. 11 settembre 2001. Laila e Samuele sono vivi. Lui aveva la febbre, lei aveva dimenticato il badge. Qualcuno non ci crede ma, a volte, la casualità.
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