Passa ai contenuti principali

Voli

L’importanza dell’empatia


di Marina Zinzani

Magari pensiamo troppo. Sentire di più, pensare di meno. (Charles Bukowski)

Cosa fa di un padre un buon padre? L’educazione, le regole sono buona cosa, soprattutto cosa usuale, in fondo scontata. Eppure il risultato non è sempre confortante, il figlio a volte non rispetta nulla delle raccomandazioni del padre, è irrequieto, beve, prende anche qualche sostanza se i suoi amici lo fanno. Che fine hanno fatto i discorsi giusti, pieni di buoni propositi?
Ogni tanto ti chiedi se potevi fare di più per tuo figlio. Tu con il tuo fardello di cose pesanti, sei cresciuto in una scuola dove alla lavagna c’erano segnati i buoni e i cattivi.  Il conformismo da giovane, sotto ogni forma, l’hai sentito come un’imbragatura che faceva male, che ti faceva soffocare. Rivendicavi un tuo pensiero, un tuo progetto di futuro, che non era necessariamente quello dei tuoi genitori, dei tuoi nonni. Hai sentito la ribellione da giovane, una rotta naufragata in un mare in tempesta, e poi la quiete di un’isola senza troppe emozioni, un impiego, giacca e cravatta, portare lo stipendio a casa a fine mese. 
Con tuo figlio non sapevi bene come comportarti, non volevi educarlo con parole consuete, con raccomandazioni che fanno i genitori di solito, volevi altro. Volevi che sentisse le cose, che certi moti venissero dal cuore. Questo avrebbe fatto di te un bravo padre, magari un po’ fuori dalle righe, ma l’aver inculcato, suggerito, evocato la capacità di emozionarsi in tuo figlio, di sentirsi parte del mondo, arrabbiato, dalla parte dei più deboli, non sempre in linea col pensiero comune, ti avrebbe fatto sentire bene.
Un giorno tuo figlio ha deciso di andare ad una manifestazione. Era successa una cosa grave, terribile. E lui ti ha detto “Io ci vado, papà. Devo esserci.” L’hai visto vivo, c’era rabbia e voglia di partecipare, aveva sentito il dolore di quello che era accaduto. E in quel sentire c’era quella fiammella che avevi tu da giovane.
Come un poeta che non può creare poesie solo incollando parole, è la scesa in campo, sul campo di battaglia, che rende diverso un uomo. Il pensiero e il ragionamento non sempre hanno le ali, per certi voli è necessario emozionarsi, piangere, avere coraggio. In fondo avere empatia, e sentire il dolore degli altri.

Commenti

Post popolari in questo blog

Il braccio della morte e l'amore tossico: storie parallele di redenzione

(Introduzione a Daniela Barone). La pena capitale interroga la morale di ogni società, ponendo domande cruciali sulla sacralità della vita e sul valore della riabilitazione. Ma cosa succede quando il "braccio della morte" si manifesta anche fuori dalle sbarre, negli affetti tossici e nel controllo psicologico? Questa è la storia intensa dell'epistolario tra Daniela Barone e Richie Rossi, un carcerato americano in attesa della sentenza capitale, che intreccia la riflessione sulla pena di morte con una personale battaglia per la libertà. Un racconto toccante sulla dignità, la speranza e la redenzione. Segue:  a.p.  COMMENTO. 1. Rifiuto etico e sacralità della vita (Daniela Barone - TESTIMONIANZA) ▪️ Non so se fu il film “ Dead Man Walking ” o il libro “ La mia vita nel braccio della morte ” di Richie Rossi a farmi riflettere sul tema della pena capitale; tendo a pensare che le vicende del carcerato americano abbiano determinato il mio rifiuto di una pratica che ritengo crud...

📱 Dipendenza da notifiche e paura di restare fuori: perdersi qualcosa è una gioia

(Introduzione ad a.p.). L’iperconnessione asseconda il bisogno di controllo sulle cose e alimenta l’illusione che tutto, sentimenti e informazioni utili, sia davvero a portata di mano. Ma genera ansia e dipendenza. Questo ciclo vizioso è alimentato dalla chimica del nostro stesso cervello. Perché non pensare ad una "disconnessione felice" scoprendo il gusto di una maggiore libertà e della gioia di perdersi qualcosa?

⛵ In balia delle onde, trovare rotta ed equilibrio nel mare della vita

(a.p. – Introduzione a Cristina Podestà) ▪️ La vita è uno “stare in barca”, dipende da noi trovare la rotta e l’equilibrio. E un po’ di serenità: come quando galleggiavamo in un’altra acqua. Nel ventre materno (Cristina Podestà - TESTO) ▪️La metafora del mare e della barca è piuttosto diffusa nella letteratura, a cominciare da Dante in tutte e tre le cantiche e relativamente a variegate sfumature dell'essere: Caronte, l'angelo nocchiero, il secondo canto del Paradiso; non sono che esempi di una molteplice trattazione del tema del mare e della navigazione. Joseph Conrad dice una frase molto suggestiva, che riprende proprio la similitudine della vita: "La nave dormiva, il mare si stendeva lontano, immenso e caliginoso, come l'immagine della vita, con la superficie scintillante e le profondità senza luce". Spesso è proprio cosi: la superficie è bella, solare, scintillante appunto ma, se si va sotto e si guarda bene, c'è il buio più profondo! La barca di Dante...

⏳ Natale e la tirannia del presente: riscoprire l’attesa

(Introduzione ad a.p.). Abbiamo perso il senso del tempo, limitato al presente precario e fugace: occorre riscoprire il valore dell’attesa e della speranza, che hanno un significato religioso ma anche profondamente laico. L’iperconnessione e la continua ricerca di stimoli ci hanno reso schiavi di una visione frammentata, incapace di guardare oltre l'orizzonte immediato. Il Natale, con la sua simbologia, ci offre un antidoto a questa tirannia. • La corruzione del tempo (a.p.) ▪️ Quanti di noi, ogni momento, sono intenti a guardare il proprio cellulare? Immersi nella connessione perenne, con tutti e tutto, e dunque con niente? C’è l’ingordigia di cogliere qualsiasi aspetto della vita corrente, nell’illusione di viverla più intensamente che in ogni altro modo. Un’abbuffata di notizie, video, contatti con chiunque, senza sensi di colpa per questo sperdimento continuo del nostro esistere. Questo è il sintomo di una società dominata dalla "paura di restare fuori" e dalla ricerc...

🎵 Baby Gang e responsabilità: quando sceglievamo l’ultimo LP di Battiato

(Introduzione a Maria Cristina Capitoni). Di fronte agli episodi di cronaca che vedono protagonisti i giovani e le cosiddette "baby gang", la tendenza comune è cercare colpevoli esterni: la scuola, la famiglia, la noia. Ma è davvero solo una questione di mancati insegnamenti? In questo commento, l'autrice ci riporta alla realtà cruda degli anni '80, dimostrando che anche in contesti difficili, tra degrado e tentazioni, esiste sempre uno spazio sacro e inviolabile: quello della scelta individuale. Le inclinazioni dei giovani: gli insegnanti e le scelte dei ragazzi (Maria Cristina Capitoni) ▪️ La criminalità tra i giovani? Ovvero baby gang? Non è solo un problema di insegnamenti. Non c'è bisogno che un professore ti insegni che dar fuoco ad un barbone, massacrare di botte un tuo coetaneo non è cosa buona e giusta. Spesso poi questi "ragazzi" provengono da situazioni agiate, tanto che dichiarano di aver agito per noia. La mia giovinezza, erano gli anni ‘8...