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Mattarella bis, quale politica

Il terremoto dietro la stabilità


(Angelo Perrone) La rielezione di Sergio Mattarella ripropone il paradosso che accompagna le esperienze di valore. Sono rinnovabili in condizioni diverse e con altri protagonisti? Dobbiamo rinunciare prima di tentare, per timore dei cambiamenti, del non visto, del non sicuro?
L’esito delle elezioni presidenziali 2022, accolto da uno scrosciante applauso per grazia ricevuta, offre già la risposta, pesantemente negativa. Pare una conquista perché poteva andare peggio; e tutto sommato riaccende le speranze che languivano, fa guardare al futuro con più fiducia.
La soluzione adottata è rassicurante (nell’immediato), anche se deludente (per il futuro). Forse il sistema non era maturo per altre scelte, per osare, e allora, rispetto al pericolo, meglio accontentarsi. Aver evitato il baratro è già tanto in questo frangente.
I commenti di questi giorni racchiudono esattamente la contraddizione insita in questa scelta, ed oscillano tra la valorizzazione degli elementi positivi (che non mancano) e le critiche anche accese. Lo sguardo però non può fare a meno di volgersi in tutte le direzioni.
Sarebbe illusorio chiudere gli occhi sulle crepe del sistema. Non si devono trascurare le positività, ma i problemi sollevati sono di grandezza allarmante, perché l’inadeguatezza della classe politica è evidente.
Si possono fare mille distinguo, compilare pagelle e magari qualcuno può spuntare anche la sufficienza, ma l’immagine complessiva è quella. Il Financial Times ha riassunto: «Una classe politica egoista evita il disastro all’ultimo minuto».
Difficile stavolta dargli torto. I rischi connessi ad una fase delicatissima della vita pubblica hanno pesato più di qualsiasi altra motivazione, penalizzando ogni passo nuovo se non audace. È mancato il coraggio di cercare strade inesplorate, di sperimentare altro.

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